Al
Teatro San Genesio di Roma è andata in scena nei giorni scorsi
"La misteriosa scomparsa di W" di Stefano Benni, spettacolo
diretto e interpretato da Anastasia Astolfi.
Promossa da "Palcoscenici sensibili", la messinscena nasce da
un’idea del conduttore televisivo Marco Liorni, con lo scopo di
sostenere l’associazione "Bimbi & Co", onlus di Roma che diffonde a
livello sociale la cultura dei disturbi generalizzati dello
sviluppo, del linguaggio e dell'apprendimento nell’età
dell’infanzia. Uno spettacolo, dunque, nato per due giorni di
beneficenza, che ci ha lasciato stupiti.
Anastasia Astolfi si offre con generosità nell’interpretazione di un
testo surreale che racconta la disintegrazione di un "io" femminile
devastato dalla depressione e da un senso profondo, costante,
inalienabile di perdita. La signorina "V" trascorre la sua vita su
piccolo triciclo, residuo di un’infanzia infranta e mai ricomposta,
dove si insinua la vita con le sue prove e i suoi processi
destabilizzanti.
Il suo
viaggio nel mondo ha preso il via dopo una rocambolesca nascita che,
in perfetto stile benniano, si trasforma in un’onirica lettura della
realtà, spesso tragicomica e dolceamara.
L’Astolfi
si cala nel personaggio rendendolo profondamente umano. Non la
sagoma per un funambolico monologo, ma la carne di una sofferenza
che ride di se stessa, che si interroga, si aggroviglia come la
coperta scura da manicomio che porta sempre appresso.
I
giochi di parole si assommano, gli scenari evocati si stratificano,
la Astolfi li governa tutti e con lei la signorina V si inoltra nei
labirinti di una mente senza equilibrio in compagnia delle sue fobie
e dei suoi tranquillanti. La ricerca di un’introvabile W è
sintomatica di ogni abbandono, quello del coniglio Walter, del nonno
Wilfredo, dell’amica Wilma e del fidanzato Wolmer. La doppia v torna
sempre perché lei, la signorina V, rimane nel tempo e per tutto il
tempo che le è concesso la metà di se stessa, la metà di quello che
le manca o non le può più appartenere. La metà di quello che si è
perso e che ormai non genera più nemmeno un’attesa. Come una
certezza, la sua doppia v è l’inciampo dei suoi pensieri, il
cortocircuito della sua razionalità.
Padrona
della scena, Anastasia Astolfi si conferma attrice dalle grandi
qualità, anche comiche. La sua recitazione cattura la platea,
l’attira grazie alla gestualità e alla mimica adottate, la travolge
nella dinamicità dei movimenti scelti, funzionali all’opera e alla
sua esaltazione.
Il
rischio di esagerare nei toni, insidia presente in un testo del
genere, è completamente fugato dalle capacità dell’attrice che con
coraggio ha scelto un banco di prova difficile.
Gli
applausi meritatissimi fanno sperare in un ciclo di repliche non
previste e non ancora in cartellone.
Da
vedere assolutamente alla prossima occasione.