Il
bozzetto del Morbiducci, poi, mostrava un impianto antiquato, ancora
ottocentesco, che ben si adattava alla celebrazione di valori
risorgimentali. Sull’alto basamento di reminescenza donatelliana
ideato da Italo Mancini il bersagliere era lanciato all’attacco con
una ormai anacronistica mantellina svolazzante. La stampa dell’epoca
non risparmiò le critiche, in parte rientrate una volta realizzata
l’opera a tempo di record, in poco più di un anno.
L’inaugurazione si tenne il 18 settembre del 1932: la figura del
bersagliere risultava molto più composta che nel bozzetto, i ritmi
erano concisi e serrati, la ricerca del realismo estrema. La tanto
discussa mantellina era scomparsa. L’imponente scultura bronzea,
alta circa quattro metri, ha accenti di estremo realismo, derivato
da uno studio meticoloso della posa, realizzato dal vivo attraverso
modelli. Il milite è raffigurato nel suo caratteristico passo di
corsa, così caro all’immaginario popolare. Nella mano destra tiene
il fucile e nella sinistra la tromba. L’accuratezza della
lavorazione, rara in opere di tali dimensioni, mette in luce una
minuziosa attenzione ai particolari pur filtrata da una
realizzazione sintetica e plastica. Il bronzo si fa materia
cangiante sotto le mani esperte del Morbiducci, coadiuvato da una
fusione di alta qualità, opera di Bongirolami. La divisa, nei
morbidi panneggi, sembra di vera stoffa consunta dall’uso, come gli
scarponi, che recano le tracce lasciate da lunghe marce. Il viso -
come ricorda Nicoletta Cardano che al monumento ha dedicato un
approfondito saggio - è quello di "un giovane del popolo, eroe
semplice della quotidianità, salito come un condottiero su un
basamento dalla forma antica a rappresentare l’omaggio della nazione
tutta, della Patria al Bersagliere". Nel momento dell’attacco, il
soldato volta la testa da un lato, come a guardare e a rincuorare i
suoi compagni, mentre nell’espressione contratta dal volto si
concentrano tensione e preoccupazione.
Nei
capelli trattati quasi graficamente si ritrova una sorta di firma
del Morbiducci, uno stilema che ne accomuna la produzione grafica e
quella scultorea. Sul capo è l’ormai mitico cappello piumato,
emblema del Corpo.
Anche
il basamento in travertino appare modificato rispetto al progetto
originario e privato dagli eccessivi ornati che – secondo il
Consiglio Superiore delle Belle Arti - potevano in qualche modo
disturbare la visione della vicina porta. Sei rilievi, tre su ognuno
dei lati, ricordano gli episodi più significativi della vita del
Corpo: il Ponte di Goito, la morte Luciano Manara, la presa di Porta
Pia, lo scontro presso l’oasi libica di Sciara Sciat, Enrico Toti,
Alberto Riva di Villasanta falciato dalla mitraglia al Quadrivio di
Paradiso. Sotto ai rilievi, due frasi, una delle quali di Mussolini:
"Appena un secolo di storia, ma quanti sacrifici, quante battaglie e
quanta gloria!". L’altra è di Emanuele Filiberto di Savoia, duca
d’Aosta: "Nulla resiste al bersagliere". Anche i rilievi – tutti
firmati dall’artista che li ha realizzati - fondono modernità e
tradizione, con composizioni di impostazione classica rese con
volumi essenziali e asciutti. Accurato il trattamento delle
superfici, rifinite sia a bocciarda che a gradina.