I
relatori hanno esaminato sotto diversi profili un avvenimento di
grande rilevanza non solo per la storia italiana, ma anche per
quelle europea e mondiale.
L’onorevole Valerio Zanone, nell’aprire i lavori, si è soffermato
sulla legge delle guarentigie, approvata dal Parlamento il 13 maggio
1871, che risolveva una questione sospesa da secoli. "In un regime
democratico – ha sottolineato – non c’è bisogno di concordati, che
servono a garantire alcuni privilegi".
L’aspetto tecnico dell’evento è stato trattato dal generale dei
bersaglieri Agostino Pedone. "Fu costituito – ha spiegato - un corpo
di spedizione di 60 mila uomini ben armati ed equipaggiati. Il
comando fu affidato a Raffaele Cadorna, scelto perché cattolico e
praticante. Il messaggio doveva essere chiaro: si annetteva Roma,
non la si conquistava. Il Papa poteva disporre di appena 9 mila
uomini, per di più raccogliticci e delle più svariate nazionalità:
l’esito era più che scontato".
L’avvocato Riccardo Scarpa si è soffermato sul profilo politico e
ideale che vede Roma capitale quale ineludibile passo per compiere
il Risorgimento e insieme per salvare il Risorgimento dalle forze
centrifughe in atto fin dall’inizio dell’esperienza unitaria
attraverso un simbolo che sovrasti senza discussione tutte le parti.
"Occorreva unificare un territorio attraverso le infrastrutture e le
vie di comunicazione e trasformare una città così vetusta come Roma
in un centro moderno. Massimo D’Azeglio era molto contrario al
trasferimento della capitale a Roma, che avrebbe potuto diffondere
in tutta l’Italia la corruzione tipica del sistema romano".
La
Questione romana è stata affrontata dal professor Daniele Arru,
sotto il profilo del diritto pubblico ecclesiastico, per cui la
nuova classe politica doveva fornire risposte giuridicamente
adeguate sul piano interno ed internazionale senza isolare la
giovane formazione statuale e senza mettere in crisi la coscienza
religiosa della ricostruita Nazione. Arru ha fissato all’11 ottobre
del 1860 la data di nascita della Questione romana, con il discorso
pronunciato alla Camera dei Deputati da Cavour, che fece proprio
l’ideale mazziniano di un’Italia unita con Roma per capitale.
L’intervento del professore Franco Tamassia ha avuto come argomento
l’idea di Roma nel pensiero di Garibaldi. Il suo interesse si è
rivolto a quella parte della base sociale italiana che aveva
combattuto per l’unità e la libertà come condizioni imprescindibili
per il sorgere di una Nuova Italia nel segno della romanità;
coscienza politica di cui l’indiscusso e più autorevole interprete è
proprio Garibaldi, determinato a "recuperare i principi fondamentali
del diritto romano".