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Un’aquila predisse il futuro di Tarquinio Prisco

Il Gianicolo, luogo di prodigi

La storia romana ha tracciato i profili di etrusche scaltre e determinate, come la famosa Tanaquilla, moglie di Lucumone, vera artefice della fortuna del marito, che spronò a salire sempre più in alto. Sarebbe stata proprio lei a spingere il consorte ad aspirare al trono di Roma. Questi, infatti, nonostante la sua grande attività e le ricchezze possedute, non riusciva a ottenere gli onori che meritava a Tarquinia, perché di origini forestiere: era figlio di un greco, Demarato di Corinto.

Tanaquilla, esperta di aruspicina, convinse il marito a cercare fortuna altrove. Roma le parve il posto migliore: in mezzo a un popolo nuovo, un uomo di valore come il suo avrebbe trovato il posto che meritava. Appena giunti sul Gianicolo con il loro cocchio, i due sposi furono testimoni di un singolare prodigio celeste. Un’aquila si avvicinò loro e, calandosi lentamente ad ali tese, tolse il pileo dal capo di lui e poi, con grande strepito, glielo rimise a posto, tornando quindi in cielo.

"Si sostiene che Tanaquilla – continua Livio – donna, come sono comunemente tutti gli etruschi, pratica dei segni del cielo, accogliesse lietamente l’augurio. Abbracciando il marito, l’invitò ad alte e sublimi speranze, dicendogli qual era l’uccello, da quale parte del cielo fosse venuto, da quale dio venisse il messaggio". Spiegò così al marito che a Roma lo attendevano grandi onori. "Con tali speranze, con tali pensieri nell’animo – continua lo storico – entrarono in città e prendendovi domicilio l’uomo prese il nome di Lucio Tarquinio Prisco. Diventò ben presto tutore dei figli di Anco Marcio e alla morte di quest’ultimo si fece eleggere re di Roma.

di Cinzia Dal Maso

21 marzo 2012

 

 

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