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In mostra all’Aranciera di Villa Borghese

Nadir Afonso, artista portoghese

Si apre oggi al Museo Carlo Bilotti, nell’Aranciera di Villa Borghese (viale Fiorello La Guardia) la mostra "Nadir Afonso. Architetto, pittore e collezionista", a cura di Stefano Cecchetto.

Fino al 30 settembre l’esposizione porrà l’attenzione non solo sulla produzione pittorica dell’artista e filosofo portoghese, ma anche sulla sua sull’attività di collezionista, anche attraverso opere degli amici artisti con i quali ha lavorato, come Pablo Picasso, Max Ernst, Candido Portinari, Giorgio de Chirico, Max Jacob, Fernand Legér. La mostra ricostruisce, intorno alla figura di Afonso quale artista amico degli artisti, il secondo Novecento, momento in cui la confluenza tra i generi e lo scambio intellettuale è certamente il motore di una rinnovata vitalità dell’arte. Le opere scelte, legate al clima barocco della città e alla poetica metafisica, intendono approfondire la lezione dechirichiana che ha molto influenzato l’espressionismo dell’artista.

L’omaggio all’artista, alla sua opera e alle sue frequentazioni culturali ha preso corpo due anni fa per volontà della Fondazione istituita dallo stesso Afonso, per celebrare i suoi novanta anni con una serie di mostre a livello internazionale.

Seguirà, a Venezia, una seconda mostra italiana che, in occasione della Biennale Architettura, metterà in risalto la figura di Nadir Afonso quale architetto e artista, e la sua collaborazione con due grandi architetti: Le Corbusier e Oscar Niemeyer.

L’obiettivo principale della mostra romana è mettere in luce il lavoro contemporaneo dell’artista, partendo dalla produzione degli ultimi dieci anni, quando le sua produzione trasmette la forza di un segno innovativo che travalica gli schemi dei movimenti artistici, per esplorare un nuovo linguaggio delle forme.

Le città di Nadir Afonso si presentano come l’apparizione di un’architettura in divenire e sembrano emergere da una realtà apparentemente cancellata e pur affiorante negli schemi di strutture diagonali, linee rette e poi ondulate nei differenti cromatismi, dove l’intimità raccolta della visione si espande alla ricerca di uno spazio nuovo, più ampio e organizzato.

Tra le numerose opere di questo ultimo periodo saranno esposte in mostra, tra le altre, Florença, del 2006, dove la città toscana appare immersa nei cromatismi del rosso e sembra costruita su un’iperbole; Kuala Lumpur del 2008, che emerge come un’apparizione dal gioco dei vorticismi cromatici; Toronto del 2007, dove la struttura della composizione è sospesa nello spazio; e Citade Incerta del 2010, dove la poetica del segno sembra costruita nella prospettiva di una geometria evanescente.

È proprio in queste opere recenti che si rivela la forza e la determinazione dell’artista a proseguire una ricerca personale sulla riscoperta e l’applicazione di un nuovo linguaggio metafisico.

La mostra è completata dal catalogo edito da Carlo Cambi.

di Antonio Venditti

18 luglio 2012

 

 

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