Fino al
30 settembre l’esposizione porrà l’attenzione non solo sulla
produzione pittorica dell’artista e filosofo portoghese, ma anche
sulla sua sull’attività di collezionista, anche attraverso opere
degli amici artisti con i quali ha lavorato, come Pablo Picasso, Max
Ernst, Candido Portinari, Giorgio de Chirico, Max Jacob, Fernand
Legér. La mostra ricostruisce, intorno alla figura di Afonso quale
artista amico degli artisti, il secondo Novecento, momento in cui la
confluenza tra i generi e lo scambio intellettuale è certamente il
motore di una rinnovata vitalità dell’arte. Le opere scelte, legate
al clima barocco della città e alla poetica metafisica, intendono
approfondire la lezione dechirichiana che ha molto influenzato
l’espressionismo dell’artista.
L’omaggio all’artista, alla sua opera e alle sue frequentazioni
culturali ha preso corpo due anni fa per volontà della Fondazione
istituita dallo stesso Afonso, per celebrare i suoi novanta anni con
una serie di mostre a livello internazionale.
Seguirà, a Venezia, una seconda mostra italiana che, in occasione
della Biennale Architettura, metterà in risalto la figura di Nadir
Afonso quale architetto e artista, e la sua collaborazione con due
grandi architetti: Le Corbusier e Oscar Niemeyer.
L’obiettivo principale della mostra romana è mettere in luce il
lavoro contemporaneo dell’artista, partendo dalla produzione degli
ultimi dieci anni, quando le sua produzione trasmette la forza di un
segno innovativo che travalica gli schemi dei movimenti artistici,
per esplorare un nuovo linguaggio delle forme.
Le
città di Nadir Afonso si presentano come l’apparizione di
un’architettura in divenire e sembrano emergere da una realtà
apparentemente cancellata e pur affiorante negli schemi di strutture
diagonali, linee rette e poi ondulate nei differenti cromatismi,
dove l’intimità raccolta della visione si espande alla ricerca di
uno spazio nuovo, più ampio e organizzato.
Tra le
numerose opere di questo ultimo periodo saranno esposte in mostra,
tra le altre, Florença, del 2006, dove la città toscana appare
immersa nei cromatismi del rosso e sembra costruita su un’iperbole;
Kuala Lumpur del 2008, che emerge come un’apparizione dal gioco dei
vorticismi cromatici; Toronto del 2007, dove la struttura della
composizione è sospesa nello spazio; e Citade Incerta del 2010, dove
la poetica del segno sembra costruita nella prospettiva di una
geometria evanescente.
È
proprio in queste opere recenti che si rivela la forza e la
determinazione dell’artista a proseguire una ricerca personale sulla
riscoperta e l’applicazione di un nuovo linguaggio metafisico.
La
mostra è completata dal catalogo edito da Carlo Cambi.