Venticinque
anni fa, il 4 dicembre 1986, è nato il Museo Archeologico del
Territorio Toleriense, come un semplice Antiquarium. L’attuale Museo
è il risultato di un lavoro di ricerca, di documentazione e di
conservazione di ciò che meglio di ogni altra cosa testimoniava la
presenza e l'operato dell'uomo nelle epoche passate: "la cultura
materiale". Inteso come strumento di educazione permanente, prevede
un itinerario diacronico e una esposizione parallela di quasi tutti
gli argomenti della didattica archeologica e dei documenti e
testimonianze riferibili all'archeologia e paleontologia del
territorio dell'Alta Valle del Sacco e, più in particolare di quello
Toleriense, fornendo gli elementi necessari per un apprendimento ed
una conoscenza migliore delle tappe percorse dalla civiltà
attraverso i secoli, sino alle soglie della fase industriale.
L'esposizione iniziale, frutto del lavoro di raccolta di
documentazione condotto per più di vent'anni dal volontariato
(Gruppo Archeologico Toleriense di Colleferro), è stata via via
arricchita attraverso le documentazioni di scavi svolti nel
comprensorio, grazie all'intenso e proficuo rapporto di
collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Archeologici del Lazio.
Il
Museo è ospitato in una moderna costruzione, sulla via Carpinetana,
ed è dotato di accessi facilitati per disabili.
Tre le
sale espositive, per una superficie totale di circa 300 metri
quadrati. Privilegiato l’aspetto didattico, con pannelli
esplicativi, plastici, diorami, ricostruzioni a grandezza naturale.
Proprio
in occasione di questo venticinquennale, è stata pubblicato "Colleferro.
Il Museo Archeologico e il territorio Toleriense", a cura di Maria
Rita Giuliani e Angelo Luttazzi: 96 pagine con numerosissime foto a
colori, disegni e rilievi con cui gli autori hanno voluto rendere
evidenti gli aspetti storico-archeologici espositivi del contenitore
Museo, con molti riferimenti al territorio, museo virtuale di cui
l’esposizione è parte integrante.
"Dalla
guida – spiegano Angelo Luttazzi e Maria Rita Giuliani,
rispettivamente direttore e collaboratrice del Museo - risalta
volutamente il termine "Toleriense", che non è in alcun modo
storicizzato o presente nelle fonti antiche, ma coniato per
indicizzare un’evoluzione territoriale cresciuta nell’ambito del
bacino del Fiume Sacco, antico Tolerus, e della sua Alta Valle,
dalla preistoria all’età moderna".
Questa
motivazione giustifica, nel parere degli autori, la presenza nel
volume anche di siti non pertinenti geograficamente al Comune di
Colleferro, come la Catacomba di S. Ilario o la Statio di Rossilli,
che nel percorso di ricostruzione storica del territorio
rappresentano elementi indispensabili; così come l’esistenza di
strutture appartenenti alla storia industriale e tecnologica di
Colleferro quali i Rifugi Antiaerei e il Museo delle
Telecomunicazioni.
Si
parte dalla preistoria per passare alla protostoria e al periodo
arcaico, con i materiali votivi dell’abitato dei Colli di San
Pietro, come la testina votiva femminile in terracotta con copricapo
di tipo etrusco, databile tra la fine del VI e gli inizi del V
secolo a C.
Grande
rilevanza è data al periodo romano, a partire dall’età repubblicana,
caratterizzata da un’economia agricola con fondi di limitata
estensione e un’economia legata a una gestione strettamente
familiare, con ricorso stagionale a manodopera esterna.
Dall’inizio dell’età imperiale si assiste a una progressiva
riduzione della piccola proprietà, in crisi già alla fine del II
secolo a.C. Crescono gli insediamenti medio-grandi e compaiono
alcuni latifondi. "I dati dell’economia – sottolineano gli autori –
si ricavano dall’esame dei materiali raccolti nelle varie località.
E’ accertata una diffusa cultura cerealicola associata a quella
viticola, sebbene non buona fama godesse il vino di queste zone che
gli autori antichi descrivono alquanto aspro, tale da essere
consigliato soprattutto come astringente. Più limitata la coltura
dell’olivo, mentre doveva avere un certo rilievo la produzione
ortofrutticola. Questa economia primaria venne via via integrata da
un’attività industriale della manifattura della ceramica e dei
laterizi, favorita dalla presenza di materie prime, dalla ricchezza
dell’acqua e di legname sull’intero territorio". Significativo, a
tale proposito, lo sfruttamento degli ampi banchi di origine
vulcanica che permettevano di ricavare blocchi e pozzolane di ottima
qualità. Piuttosto limitato il pascolo, praticato quasi
esclusivamente in età repubblicana, sia in montagna che in pianura.