La
breve ma intensa esperienza della Repubblica Romana del 1849 vide
l’attiva partecipazione di un gran numero di esponenti della
comunità ebraica di Roma, che finalmente erano potuti uscire dal
ghetto e venivano considerati cittadini con parità di diritti.
Furono anche chiamati a partecipare alla gestione della cosa
pubblica e alla difesa della città, con l’arruolamento fino
dall’aprile del 1849 nella Guardia nazionale, dalla quale erano
stati sempre esclusi. Ebbero anche tre rappresentanti nel consiglio
municipale: Samuele Alatri, presidente della comunità, Samuel Coen
ed Emanuele Modigliani, nonno di Amedeo, il famoso artista.
Non
bisogna dimenticare che Mazzini provò sempre per il popolo ebraico
una viva simpatia, che si rafforzò nel corso degli anni.
Samuele
Alatri era nato a Roma il 30 marzo 1805 da una benestante famiglia
di commercianti. Aveva appena ventitrè anni quando entrò nel
consiglio direttivo della comunità israelitica romana e per molto
tempo si trovò a trattare con Gregorio XVI e con Pio IX alcune
questioni relative alla segregazione razziale. In particolare, nel
periodo delle riforme di quest’ultimo pontefice, il 18 aprile 1848
erano cadute le porte del ghetto. Riuscì a ottenere da Gregorio XVI
che il Monte di Pietà di Roma - di cui dal 1875 sarebbe diventato
direttore - concedesse prestiti su pegni anche agli ebrei, che prima
ne erano esclusi. Nel 1850 entrò a far parte del consiglio di
reggenza della Banca dello Stato Pontificio, la futura Banca Romana.
Riuscì a salvarla dalla crisi del 1855 e poi presentò un progetto di
riforma generale delle banche dello Stato.
La sua
formazione liberale-moderata lo spinse a partecipare, tra il 1848 e
il 1849, al Municipio romano e a stringere legami politici e
personali con Terenzio Mamiani, Marco Minghetti e Francesco
Sturbinetti, di cui divenne consulente. "Er papa der ghetto", come
era soprannominato Alatri, fece parte della delegazione che portò a
Vittorio Emanuele il risultato del plebiscito dell’ottobre del 1870
per l’annessione di Roma all’Italia. Fu consigliere comunale dalle
elezioni del 13 novembre 1870 fino alla morte. Dal 1870 al 1874
ricoprì anche la carica di assessore alle finanze, entrando in
contrasto con il governo per la ripartizione dei beni ecclesiastici
e per gli stanziamenti a favore delle opere edilizie della capitale.
Nelle elezioni amministrative del 1887 fece parte, insieme con
Urbano Rattazzi e altri, della lista dell'Unione romana, di tendenza
cattolico-moderata. A tale proposito, sembra che Pio IX avesse
detto: "Samuele Alatri è il più cristiano di quei cristiani del
Campidoglio".
Fu
anche deputato nella XII legislatura, dal 1874 al 1876. Eletto per
il collegio di Roma II, svolse attività limitata alle commissioni.
Si candidò nuovamente nel 1876, in opposizione alla sinistra, ma fu
battuto. Nel 1880 fu a capo di un Consiglio straordinario per la
riorganizzazione della comunità ebraica di Roma. Dal 1886 fino alla
morte, presiedette il Consiglio generale ordinario.
Si
spense a Roma il 20 maggio 1889.