Ottime
notizie per gli amanti degli etruschi. Il museo di villa Giulia si
rinnova e raddoppia grazie agli spazi della contigua villa
Poniatowski, acquisita dal demanio nel 1988 e sottoposta a un lungo
restauro concluso nel 2010.
Il
complesso diventa un vero e proprio un polo museale grazie anche al
diretto collegamento offerto dal suggestivo viale alle pendici
settentrionali di villa Strohl Fern, concesso in uso allo Stato
italiano in virtù di una convenzione con la Francia.
Per
quanto riguarda gli spazi ormai tradizionali di villa Giulia, già
nel 2010 era stato ultimato l’allestimento dell’ala sinistra
dedicata ai centri di Vulci, Cerveteri e Tarquinia. Ora il percorso
topografico si completa con l'esposizione, nell'ala destra, delle
testimonianze restituite da Veio, la maggior parte delle quali era
relegata da oltre sessanta anni nei depositi. Accanto a documenti
eccezionali della coroplastica templare etrusca quali il ciclo delle
celebri statue del tempio di Portonaccio – presso Isola Farnese -
vengono proposti al pubblico alcuni ricchissimi corredi appartenuti
a personaggi di altissimo rango di quel centro, giustamente definito
in antico l'altera Roma. Ci sono oggetti carichi di valori
simbolici risalenti all’VIII e al VII secolo a.C., come quelli
rinvenuti nella tomba del re-sacerdote deposto con un armamento
bronzeo che trova attinenza con quello dei sacerdoti Salii, sacri a
Marte, ai quali era affidata nella Roma di età regia la celebrazione
di processioni rituali che aprivano e chiudevano ogni anno il
periodo dedicato alla guerra. In esposizione anche ritrovamenti
piuttosto recenti, come quelli dalla tomba principesca della
necropoli di Monte Michele (metà del VII secolo a.C.), che ha
restituito un carro a quattro ruote impiegato nella cerimonia
funebre per il trasporto dell'urna in bronzo con le ceneri del
defunto, adagiata sulla cassa accanto alle insegne del potere, tra
cui lo scettro e le armi.
Proprio
da Veio provengono le prime testimonianze di tombe dipinte,
realizzate nei primi decenni del VII secolo a. C.: famosa quella dei
Leoni Ruggenti, che prende il nome dal suggestivo corteo di
minacciosi felini dipinto sulla parete di fondo, accompagnata dagli
oggetti di corredo, come la tomba delle Anatre.
Le
ultime due sale sono riservate ai capolavori che hanno reso celebre
il museo nel mondo: le grandi statue acroteriali in terracotta dal
santuario di Apollo. Finalmente la Latona con il figlio in braccio,
l’Apollo e l’Ercole che si affrontano contendendosi il possesso
della cerva cerinite - favoloso animale dalle corna d’oro sacro ad
Artemide – sono presentate sulle loro basi a sella, che ne
permettevano la collocazione sul crinale del tetto, a ben 12 metri
di altezza.
La sala
di Venere al piano nobile della Villa è occupata dai capolavori
restituiti all'Italia da Musei e collezionisti stranieri. Il salone
al piano terreno a destra dell'atrio, decorato con stucchi
attribuiti a Francesco Brandani da Urbino e affrescato da Prospero
Fontana e Taddeo Zuccari, è destinato a spazio per conferenze o
mostre temporanee.
Nelle
sale splendidamente affrescate di Villa Poniatowski - visitabili
solo su prenotazione - sono state sistemate le antichità provenienti
dal Latium Vetus e dall’Umbria. Ci sono materiali
d'eccezione, quali la tomba degli Ori di Todi, i bronzi e le ambre
di Satricum, la suggestiva sepoltura in tronco di quercia
da Gabi e soprattutto i corredi principeschi delle tombe Bernardini
e Barberini di Palestrina, di età orientalizzante. Qui spiccano le
straordinarie oreficerie di produzione etrusca, gli avori
intagliati, la suppellettile in oro, argento e bronzo, i grandi
lebeti con protomi di grifo. Il trono e lo scudo della tomba
Barberini sottolineano ulteriormente il rango principesco del
defunto. Anche la fase tardo-classica ed ellenistica (IV-II sec.
a.C.) di Palestrina mostra il potere economico che la città aveva
raggiunto, con appliques figurate in terracotta dorata, balsamari in
pasta vitrea e in alabastro, oggetti da toletta anche in legno,
sandali in cuoio finemente decorato, monili in oro e materiali
pregiati. L’artigianato artistico prenestino è esemplificato dagli
specchi figurati e dalle ciste bronzee con fregi ispirati al mito,
veri e propri capolavori dell'arte antica.
Di
grande importanza anche le testimonianze provenienti dai santuari
del Latium Vetus quali Nemi, Segni, Alatri o Satricum.