no
ad ora, in Italia, non ha avuto una mostra monografica significativa: l'ultima
risale al 1937, se si esclude quella tematica, dedicata ai ritratti, tenuta a
Venezia nel 1994. Certo c’è anche l'obiettiva impossibilità di spostare i grandi
teleri veneziani.
Dal 25 febbraio al
10 giugno Tintoretto arriva a Roma, alle Scuderie del Quirinale, con la mostra
a cura di Giovanni Morello e Vittorio Sgarbi,
inquadrata nel programma di rivisitazione degli artisti che hanno reso unica la
storia artistica del nostro paese, da Botticelli ad Antonello da Messina, da
Bellini a Caravaggio e, più recentemente, a Lorenzo Lotto e Filippino Lippi.
L’esposizione si
concentra sui tre temi principali della pittura
di Tintoretto: quello religioso, quello mitologico e la
ritrattistica. La mostra, rigorosamente monografica, è suddivisa in sezioni
di poche opere scelte e capolavori indiscussi che si apre e conclude presentando
i due autoritratti, quello giovanile, del Victoria & Albert Museum di Londra, e
quello senile, del Louvre.
Sebbene in
competizione con Tiziano, infatti, anche i suoi contemporanei gli riconobbero un
"perfettissimo giudizio nei ritratti" e dalle maggiori collezioni internazionali
ne arriveranno a Roma alcuni dei più famosi.
Tra le opere in
mostra, lo spettacolare "Miracolo dello schiavo", dipinto nel 1548 per la Scuola
Grande di San Marco, che lo imporrà prepotentemente come uno dei protagonisti
della scena veneziana. Il soggetto della tela è tratto dalla Leggenda Aurea di
Jacopo da Varazze. L’ambientazione è orientale. Nella parte bassa del dipinto,
al centro, si vede uno schiavo nudo e disteso in terra in attesa del martirio:
sta per essere accecato e per subire la frattura delle gambe, come punizione per
aver venerato le reliquie di un santo. Dal cielo, però, con scorcio acrobatico,
irrompe nella scena la figura di San Marco Evangelista, che spezza gli strumenti
del martirio.
La Deposizione al
sepolcro, del 1594, del Monastero di San Giorgio Maggiore, è forse l'ultima
opera in cui è possibile riconoscere la mano del maestro, una composizione
drammatica e piena di pathos, percorsa da bagliori e lampi di luce.
Nel percorso
espositivo, inoltre, opere celebrate e famose: da quella che viene considerata
una delle sue prime riconosciute, Gesù tra i dottori (1542), concessa dal Museo
diocesano del Duomo di Milano, a celebri capolavori come la Madonna dei
Tesorieri e il Trafugamento del corpo di San Marco, ambedue dalle Gallerie
dell'Accademia, la Santa Maria Egiziaca e la Santa Maria Maddalena, della Scuola
Grande di San Rocco, oltre un inedito e strepitoso confronto tra l'Ultima Cena
della veneziana chiesa di San Trovaso e quella, di cinque anni più tarda, della
chiesa di San Polo, a celebrare uno dei temi prediletti dalle Scuole del
Sacramento.
Accanto ai grandi
teleri di impatto drammatico e dalla stesura fulminea e densa di tensione, si
presentano al visitatore le opere di soggetto storico o mitologico, di grande
intensità emotiva come, per esempio, due dei 14 ottagoni, raffiguranti Apollo e
Dafne e Deucalione e Pirra, ora nella Galleria Estense di Modena, realizzati nel
1541 per il soffitto di Casa Pisani o la splendida Susanna fra i vecchioni dal
Kunsthistorisches di Vienna.
Grande novità della
mostra è poi rappresentata dal commento, sotto forma di testi di sala, di
Melania Mazzucco, la scrittrice che ha dedicato a Tintoretto e allo studio del
suo ambiente numerosi romanzi e pagine indimenticabili. Il suo racconto
accompagnerà, infatti, il visitatore passo dopo passo, sala dopo sala.
Una mostra volutamente raccolta, dunque, di circa 40 dipinti (cui si affiancherà
una sezione dedicata all'ambiente artistico contemporaneo al maestro veneziano)
tutti di altissima qualità, provenienti da musei e collezioni internazionali,
capaci di fornire al grande pubblico un approccio sintetico e significativo al
percorso artistico di Jacopo Tintoretto. Il critico d’arte veneziano Boschin lo
definì un "praticon di man", "ma senza per nulla intendere diminuirlo", mentre
il grande Longhi lo descriveva come "di natura geniale, grande inventore di
favole drammatiche da svolgersi entro coreografie di luci ed ombre vibranti.....
Uno spettacolo continuo".