Sul
Celio, presso la chiesa di San Gregorio, è un piccolo oratorio
dedicato a Santa Silvia, madre di San Gregorio Magno, dottore della
Chiesa e papa dal 590 al 604.
Silvia
era nata a Roma nel 520 da una famiglia di modeste condizioni. Forse
il padre si chiamava Probo, dal momento che il suo secondo nome era
Probina. La sua vita si svolse a Roma in tempi turbolenti e
dolorosi, caratterizzati da invasioni barbariche, guerre e povertà.
Intorno ai 18 anni sposò Gordiano, membro della gens Anicia e di
rango senatorio e andò ad abitare nella splendida villa del marito
sul Celio, al Clivo di Scauro. Sappiamo che Gordiano ricoprì in Roma
la carica di "Regionario", ossia di amministratore una delle regioni
ecclesiastiche in cui era divisa la città per le attività pastorali
e caritative.
La
coppia ebbe almeno due figli: il primogenito Gregorio e un altro di
cui non si conosce il nome, ma che fu "patrizio palatino".
Alla
morte di Gordiano, avvenuta nel 573, Silvia si trasferì con qualche
servitore e alcune ancelle sull’Aventino, in un fondo rustico dove
sarebbe in seguito sorta la chiesa di San Saba, dove si dedicò alla
preghiera e alla cura dei malati e dei poveri. Intanto Gregorio
viveva in solitudine e contemplazione nella casa paterna sul Celio,
dove Silvia, preoccupata per la sua salute, gli portava spesso da
mangiare legumi o verdure fresche del suo orto.
Quando
nel 590 morì Pelagio II, i romani acclamarono Gregorio come suo
successore.
Silvia,
che si era ritirata a vita claustrale presso la basilica di San
Paolo Fuori le Mura, sarebbe spirata poco dopo il 592.
Il
corpo di Silvia fu deposto per volontà del figlio presso il
monastero sul Celio, in un sepolcro dove già si trovavano le cognate
Tarsilla ed Emiliana. Fu qui che il cardinale Cesare Baronio, nel
1603, fece erigere l’oratorio di Santa Silvia, completato dal
cardinale Scipione Borghese tra il 1608 e il 1609. Fu quest’ultimo a
commissionare a Guido Reni l’affresco del catino absidale con il
"Coro e concerto di Angeli", contenente un autentico repertorio di
strumenti musicali del primo seicento.
L’Eterno, dall’alto dei Cieli, sembra affacciarsi curioso per
ascoltare la musica, eseguita dietro una balaustra rivestita da un
tappeto damascato, che funge anche da leggio.
Gli
angeli, con le loro ali ben dispiegate, sono riuniti in gruppetti.
Qualcuno legge il suo spartito, altri guardano verso lo spettatore.
Tra gli strumenti si riconoscono cornetti, liuti e viole. Non ci
sono trombe o tamburi, molto più adatti a esprimere la gloria, ma
semplicemente quegli strumenti che normalmente venivano suonati
nelle riunioni mondane del tempo.
Sull’altare, tra colonnine di porfido, è collocata una statua della
santa scolpita dal lorenese Nicola Cordier. Gli affreschi sulle
pareti laterali dell’abside - realizzati tra il 1608 ed il 1609 -
raffigurano Davide e Isaia e sono di Sisto Badalocchio.