Il
27 ottobre del 1940, a dispetto di una pioggia definita dai cronisti
dell’epoca "fitta e insistente" - dopo aver visitato i lavori per
quello che sarebbe diventato il ponte Principe Amedeo - Benito
Mussolini, accompagnato dal Governatore e dalle "alte gerarchie" se
ne andava a presenziare all’inaugurazione del monumento a Giorgio
Castriota, l’eroe nazionale albanese che nel XV secolo, per oltre 22
anni, si era opposto fieramente all’invasione ottomana. Noi
conosciamo meglio il personaggio con il soprannome di Scanderbeg
attribuitogli dai turchi, che, riconoscendone il valore, lo
chiamavano Scander Peg, in pratica Alessandro Magno. Tra il dicembre
del 1466 e la primavera del 1467 il Castriota venne in Italia per la
terza volta a chiedere aiuti al pontefice Paolo II. In
quell’occasione soggiornò presso un mercante epirota, in un
palazzetto nei pressi di Fontana di Trevi, nell’attuale piazza
Scanderbeg, una delle prime a Roma a portare un nome straniero,
presto corrotto dal popolino, come si vede già in una pianta del
1614 dove compare la curiosa definizione di "Scanna Becchi".
Il
monumento fu collocato tra l’Aventino e San Saba, in quella che si
chiamava piazza Raudusculana, prendendo il nome da un’antica porta
delle mura Serviane, e dal 4 luglio 1940 è denominata piazza
Albania, a memoria dell’annessione dell’Albania al Regno d’Italia
(16 aprile 1939). La statua equestre si viene così a trovare nel
punto di confluenza di alcune importanti arterie viarie, come viale
Aventino e via della Piramide Cestia, in asse con il palazzo delle
Poste di via Marmorata, di poco precedente, opera di Adalberto
Libera e Mario De Renzi.
Dietro
al monumento è uno spazio triangolare sistemato a giardino, che un
tempo prendeva il nome di Cestio, per la vicinanza con la piramide.
In memoria degli episodi di eroismo che ebbero luogo nei pressi di
Porta San Paolo, fu denominato Parco della Resistenza dell’8
settembre.
Il
Governatorato aveva dovuto provvedere, in appena 26 giorni, a
preparare le adeguate fondamenta per un monumento dalle proporzioni
veramente ragguardevoli il cui carico è concentrato su una parte
ristretta di terreno. Il piedistallo è in travertino lucido del
Barco e solo la base superiore è un unico blocco del peso di circa
75 quintali. Il gruppo bronzeo, pesante 35 quintali, è opera di
Romano Romanelli. Il condottiero, chiuso in una solida armatura, con
l’elmo alato sul capo e la spada sguainata, è raffigurato su un
robusto cavallo che avanza al passo. Tutto l’insieme emana potenza e
forza contenuta. Sulla base è un’iscrizione posta nel 1968 dal
Comune di Roma, per celebrare i 500 anni della morte del Castriota.
L’artista era nato a Firenze il 14 maggio del 1882. Sia il padre
Raffaello che il nonno Pasquale erano scultori. Fu ufficiale di
Stato Maggiore della Marina e combatté in varie battaglie, rimanendo
invalido nel corso della prima guerra mondiale. Fu allievo del padre
e la sua prima opera importante, risalente al 1907, è l’Ercole che
strozza il leone collocato a Firenze, in piazza Ognissanti. In un
bronzo del 1912 ritrasse, nelle vesti di Brunilde, la famosa
ballerina Isadora Duncan, con la quale aveva avuto una breve
relazione.
In una
sua monografia del 1924 Mario Tinti definiva la scultura del
Romanelli "statica ed euritmica, geometrica e gravitante, sottratta
all’effimero dall’ambiente atmosferico, tutta chiusa in sé e nella
sua stilistica armatura, quasi a meglio preservare l’assenza dello
spirito umano da ogni caducità e contingenza".
L’artista era anche amico di Gabriele D’Annunzio, che un giorno si
lamentò in una lettera con Mussolini perché il Ministero della
Guerra aveva respinto il bozzetto di una medaglia del Romanelli solo
perché vi era raffigurato un eroe nudo. Il Ministero si era
scandalizzato, scriveva il poeta, perché "la muscolosa figura non
nasconde sotto la foglia di fico edinica il muscolo fecondatore".
Particolare che, del resto, era quasi indistinguibile date le
ridotte dimensioni della medaglia. Inoltre, specificava
maliziosamente D’Annunzio, a quanto si diceva, Mussolini stesso
amava esercitare quel muscolo "con non moderata frequenza".
Dal 23
ottobre 1930 Romanelli fu Accademico d’Italia. Nel 1932 realizzava,
per la Torre della Rivoluzione di Brescia, il monumentale
altorilievo con Mussolini a cavallo, che precorreva nella solennità
della forma e in tutta l’impostazione il gruppo di piazza Albania.
Il bassorilievo fu rimosso alla fine della seconda guerra mondiale e
andò purtroppo disperso. Romanelli morì a Firenze il 20 gennaio del
1969.