Un romanzo storico di Enzo Antonio Cicchino |
La fonte di Mazzacane
E’
un romanzo ricco, immaginifico, generoso di aggettivi, "La fonte di
Mazzacane" di Enzo Antonio Cicchino (Laruffa editore, 246 pagine,
14,00 euro), regista di documentari e di inchieste storiche. Ritmi
serrati e talora convulsi si alternano a un periodare più tranquillo
e luminoso. L’autore descrive il Molise del dopoguerra e ne fa un
grande affresco, una sorta di Giudizio Universale al cui centro i
dannati si aggrumano in un groviglio quasi inestricabile, come nella
scena iniziale con un vagone di treno invaso da rettili viscidi e
striscianti che mordono i piedi dei viaggiatori, ne divorano le
scarpe. Cicchino fa un uso sapiente del dialetto, che inserisce qua
e là nel discorso, per sottolineare, puntualizzare, rendere più
acuto e vivido un concetto. Lo si vede già nel sottotitolo del
volume: "Quanno ri tideschi ammazzarono all’intrasatta".
I
colori usati da questo pittore della parola sono densi e vischiosi,
adatti a rendere gli stati d’animo degli abitanti di una cittadina,
Gavena, costretti a una sorta di sopravvivenza, non riuscendo ancora
a dimenticare le vicende di una guerra che li aveva prostrati nel
corpo e nello spirito, mettendo a rischio la loro stessa umanità.
Non manca però un acuto senso dell’umorismo che fa sorridere dei
grandi e piccoli difetti umani.
Enzo
Antonio Cicchino, che lavora e vive a Roma ed è stato assistente
alla regia di Paolo e Vittorio Taviani e di Valentino Orsini, ha
pubblicato diversi volumi di portata storica, come "La grande guerra
dei piccoli uomini" (in collaborazione con Roberto Olivo), "Centocelle
di nani" e "Il Duce attraverso il Luce, una confessione
cinematografica".
di
Alessandro Venditti
01 agosto 2012 |
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