Tra
i popolani romani che parteciparono agli eventi risorgimentali
spicca un personaggio veramente particolare, Bartolomeo Filipperi,
nato nel 1833 e assai influente nel rione di Trastevere.
Appena
sedicenne combatté a difesa della Repubblica Romana.
Secondo
la descrizione di Aurelio Saffi fu uno di coloro che "sorti dalle
file degli operai e nobili di natura, furono più cari ai precursori
del risorgimento italiano".
Per
Giuseppe Mazzini era un romano degno di Roma.
Dopo la
caduta della Repubblica, andò in esilio a Genova fino al 1870,
tenendo una parte operativa nella storia del mazzinianesimo. In
seguito fu membro del Comitato romano.
A
vicolo Moroni era proprietario, insieme con Giovanni Mancini, del
Nuovo Politeama Romano. I due gestivano anche una rinomata e
caratteristica osteria annessa al teatro, detta "degli Orti
Aureliani", che in seguito si sarebbe chiamata "Trattoria del
Lungotevere", frequentata da letterati, artisti e giornalisti, che
vi fondarono l’associazione detta "La Lega dell’Ortografia".
Il 6
febbraio del 1875 Raffaele Sonzogno, direttore del quotidiano romano
"La Capitale", era stato assassinato nella sua redazione, da un uomo
catturato subito dopo l'omicidio, che aveva tutta l'aria di essere
un sicario. Al processo Filipperi fu al centro di una vivace
polemica. Chiamato a testimoniare fu invitato a giurare sul Vangelo,
ma si rifiutò, dichiarandosi un libero pensatore e dicendo di voler
giurare solo sulla propria coscienza e sul proprio onore.
Nel
1882 fondò, insieme con Bartolomeo Della Bitta e Angelo Giuntini,
l’Associazione "Giuditta Tavani Arquati", con sede in via della
Lungaretta 97, che si distinse per il suo acceso anticlericalismo e
nel 1889 arrivò a contare un centinaio di soci.
Si
legge nella "Civiltà Cattolica" del 1887: "Bartolomeo Filipperi,
noto garibaldino e repubblicano in Roma, che teneva in Trastevere
una osteria, frequentata dai radicali, era morto da pochi giorni in
Albano, dov’erasi recato per recuperare la sua salute. La sua salma
si volle portare per Roma in trionfo..." L’evento si trasformò
nell’occasione per un corteo e un comizio in cui si espressero con
animazione e violenza sentimenti antipapali. In quello stesso anno
gli venne dedicato un busto in marmo al Gianicolo, eseguito da
Lorenzo Cozza, figlio di del conte Adolfo, anch’egli scultore. Nato
a Orvieto nel 1877, Lorenzo si era trasferito alla fine del secolo a
Roma, dove frequentò la Regia Accademia di Belle Arti e vinse il
concorso per un monumento a Giacomo Leopardi a Recanati.
Dell’argomento si parlerà a Nuova Spazio Radio (88.100 MHz), a "Questa
è Roma", il programma ideato e condotto da Maria Pia Partisani,
in studio con Livia Ventimiglia il martedì dalle 14 alle 15 e in
replica il sabato dalle 10 alle 11.