Dal
diario di Anna Galletti de Cadilhac sappiamo che durante la difesa
della Repubblica Romana, tra le donne che assistevano i feriti
presso l’ospizio della Trinità dei Pellegrini, c’erano anche tre
belle sorelle romane, Elisa, Francesca e Augusta Castellani.
Appartenevano alla nota famiglia di orafi, secondo la testimonianza
di Annibale Lucatelli, "una delle più benefiche della nostra città
pel sacrificio continuo di libertà e sostanze che sopportò
coraggiosamente". La loro casa, nel palazzo Costa a San Marcello,
veniva perquisita praticamente ogni settimana.
Il 10
novembre 1850, ottavario della solennità dei defunti, la signora
Teresa Narducci, madre del giovane studente Paolo che era caduto
nella battaglia del 30 aprile del 1849, aveva invitato le sorelle
Castellani a recarsi con lei nella chiesa di S. Ignazio per
assistere alla cerimonia e pregare per coloro che erano morti
difendendo la patria. "Giunte colà divotamente s’inginocchiarono –
racconta Lucatelli - e allorché i sacerdoti benedicevano il
catafalco che sorgeva nel mezzo della chiesa, si levaroro, e gettati
dei fiori sulla coltre, esclamarono sommessamente: "Pace alle anime
dei caduti per la patria!" Quasi tutti i presenti ripeterono: "Pace,
pace.""
Questo
fatto innocente non mancò di avere conseguenze. La notte seguente
parecchi gendarmi bussarono alle porte delle famiglie Narducci e
Castellani portando in carcere a Montecitorio le tre sorelle e la
signora Teresa. "Era stato un atto così pietoso che avrebbe placato
l’ira del più crudele degli uomini. Quella povera madre credeva di
trovare un sollievo al suo immenso dolore, gettando alcuni fiori
sulla tomba del figlio e invocando dal Signore la pace per lui; e le
era capitato invece uno spaventevole oltraggio". Il fratello delle
ragazze, Giovanni Castellani, si recò dal generale francese De
Courcetez e gli narrò l’accaduto. L’ufficiale ne rimase sconvolto e
si adoperò in ogni modo per il ritorno a casa delle donne, che
avvenne dopo due giorni. Le poverette, però, dovettero rimanere agli
arresti domiciliari per altri quattro mesi. Non poterono uscire
nemmeno quando la mamma delle Castellani chiese un permesso speciale
al parroco di San Marcello affinché le figlie si potessero recare in
chiesa per prendere l’Eucarestia. Il religioso si limitò a mandare
l’ostia consacrata a casa.
Tra il
Lucatelli e una delle giovani ci doveva essere del tenero: nei
processi segreti della Sacra Consulta di Roma si legge che Annibale
tentava di giustificare il suo ritorno a Roma nel 1853 con il
desiderio di sposarsi con Augusta Castellani. La giovane, addolorata
per la lontananza dell’uomo, si sarebbe ammalata e sua madre
Carolina avrebbe finalmente dato il suo consenso al matrimonio.
Dell’argomento si è parlato a Nuova Spazio Radio (88.100 MHz), a "Questa
è Roma", il programma ideato e condotto da Maria Pia Partisani,
in studio con Livia Ventimiglia il martedì dalle 14 alle 15 e in
replica il sabato dalle 10 alle 11.