Un
anniversario quasi dimenticato
In
questo anno di celebrazioni patriottiche più o meno sentite, ma
sempre molto ostentate, quanti saranno
quelli che oggi si ricorderanno di portare un fiore sulla tomba di
Cesare Lucatelli, nel centocinquantesimo anniversario della sua
decapitazione? La mattina del 21 settembre del 1861 in piazza Bocca
della Verità Giovanni Battista Bugatti, meglio conosciuto come
Mastro Titta, eseguì l’atto finale di un processo che aveva fatto
discutere l’Italia intera. Scriveva il fratello Annibale:
"l’indignazione per tanta barbarie fu generale, e non vi fu animo
pietoso che con le parole o con gli scritti non facesse omaggio alla
memoria del martire... Nel 1870 poi, alcuni giorni dopo la
liberazione di Roma, a cura dei patrioti romani, fu eretto in campo
Verano un modesto monumento alla memoria di Lucatelli. L’opera
scultoria dei fratelli Saraceni, riuscì un capo lavoro. Semplice, ma
spontaneo n’è il concetto, e profondamente vero. Se non vi fosse
incisa parola alcuna, quel marmo da sé basterebbe a narrare un
sacrifizio, una vendetta, un eroismo, una storia insomma che
rabbrividisce ed infiamma ad un tempo". Il monumento ricorda ancora
ai rarissimi e spesso distratti visitatori del Pincetto vecchio una
storia ormai lontana, eppure per anni è stato meta di un vero
pellegrinaggio. Continuava Annibale: "non passa giorno che non vi
vegga qualche pietoso ginocchioni a piè del monumento, e che non si
trovi scritto con la matita sul marmo qualche parola di ammirazione
o di encomio alla memoria del patriota. Fra l’altre vi fu scritta
una volta un’aurea sentenza tolta da una canzone popolare romana:
Chi per la patria muore, non muore mai. Un bel morir tutta la vita
onora".
Purtroppo la tomba giace oggi nel più totale abbandono, sporca, con
la pietra di chiusura spezzata. Persino il modesto vaso di
terracotta per i fiori è rotto.