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Il Risorgimento dei romani

Alessandro Castellani

Alessandro Castellani era nato a Roma il 2 febbraio del 1823 dal famoso orafo e antiquario Fortunato Pio e da Carolina Baccani. All’età di tredici anni aveva perso la mano sinistra in un incidente di caccia, ma questo non gli impedì di dedicarsi, insieme con il fratello minore Augusto, all'arte paterna, applicandosi alla preparazione dei disegni. All’amore per il lavoro aggiunse quello per la politica e fin dal 1847, seguendo gli ideali repubblicani e democratici, fece parte del progressista Circolo popolare. Durante la breve esperienza della Repubblica romana partecipò a una commissione per la scelta degli impiegati governativi.

Restaurato il governo pontificio, il 16 luglio del 1849 Alessandro fu arrestato insieme con il fratello Augusto e rilasciato dopo pochi giorni, grazie a una forte somma sborsata dal padre. Rimase comunque in contatto con l'ambiente repubblicano dei mazziniani. Nell'agosto del 1853, Alessandro fu tra i numerosi arrestati con l’accusa di cospirazione, ma nel gennaio 1854 – nelle carceri del San Michele – diede segni di un grave squilibrio mentale. Rimase in manicomio fino al 1856, quando venne affidato alla responsabilità dei familiari.

Ricominciò a lavorare nell'azienda di famiglia. Ma le autorità papali lo facevano controllare dalla polizia e quando ritennero che fosse guarito gli imposero di scegliere se tornare in prigione o andare in esilio. Così, nel giugno del 1860 Alessandro si trasferì a Parigi, dove aprì, ai Champs Elysées, una succursale dell’oreficeria paterna che riscosse un notevole successo. Nel 1862 iniziò un proficuo commercio di oggetti d'arte che lo rese famoso. In quello stesso anno si stabili a Napoli dove fondò una scuola di oreficeria, occupandosi anche di arte ceramica.

Napoleone III riuscì a farlo graziare dall’esilio, ma Alessandro non volle tornare nella sua città, preferendo cospirare da lontano. Rientrò a Roma solo dopo la breccia di Porta Pia, nel 1870. Fu anche proposto dai democratici come candidato alle elezioni generali per la Camera, ma con la sua ferma rinuncia suscitò grande clamore.

Ancora nel 1870 fece parte della Commissione per la tutela dei monumenti a Roma, quindi, nel 1872, fu a capo della commissione promotrice del comizio al Colosseo per sostenere l'introduzione del suffragio universale.

Fu lui ad elaborare il progetto, che tanto piaceva a Garibaldi, di deviare il corso del Tevere per liberare la città dal pericolo di inondazioni e per ritrovare i reperti archeologici che giacevano sul letto del fiume. Nel marzo del 1879 fu eletto presidente dell'Associazione repubblicana dei diritti dell'uomo.

Colpito da gravi attacchi d’asma, Alessandro morì nella villa Vecchioni a Portici il 9 giugno 1883. Secondo la sua volontà, la salma fu portata a Roma, cremata e seppellita in terra libera, senza immagini né lampade.

di Cinzia Dal Maso

7 settembre 2011

 

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