Fino
al prossimo 15 gennaio le Scuderie del Quirinale ospitano una nuova grande
mostra, stavolta dedicata a uno straordinario artista rinascimentale, non molto
noto al grande pubblico: Filippino Lippi, nato a Prato verso il 1457 dalla
relazione clandestina tra il frate carmelitano Filippo Lippi – uno dei pittori
più affermati del suo tempo - e la monaca Lucrezia Buti. Fu concesso loro di
lasciare i voti e di sposarsi, anche se lui continuò per il resto della sua vita
a firmarsi Frater Philippus.
Filippino diventò
ben presto un artista di primissimo livello, cui il Vasari riservava parole di
elogio per il "tanto ingegno" e la "vaghissima e copiosa invenzione".
Fin dalle prime prove giovanili, attribuite dal grande storico dell'arte Bernard
Berenson a un fantomatico "Amico di Sandro", le sue leggiadre figurine
colpiscono per una grazia malinconica, un'inquietudine capricciosa e un elegante
linearismo, che le differenziano dallo stile del Botticelli, di cui Filippino fu
comunque allievo: non un semplice garzone di bottega ma un collaboratore alla
pari, per divenirne poi un rivale temibile nell'ultimo ventennio del
Quattrocento, apprezzato sempre più dai Medici e dai loro sostenitori come dai
seguaci del Savonarola e i repubblicani. Proprio Filippino negli anni ottanta fu
chiamato a completare gli affreschi della cappella Brancacci al Carmine, opera
di Masolino e Masaccio, pittori venerati, ammirati e studiati da tutti gli
artisti allora e nei secoli a venire. Gli furono anche affidate importanti
commissioni disattese da Leonardo come la Pala degli Otto in Palazzo Vecchio
(1486) e l'Adorazione dei Magi di San Donato a Scopeto (1496), entrambe oggi
agli Uffizi, o, ancora la commissione, nel 1498, più prestigiosa della
Repubblica, la Pala della Signoria per la Sala del Maggior Consiglio
repubblicano cui, però, non avrebbe dato seguito per i molti impegni e il
sopravvenire della morte nel 1504.
Filippino seppe,
dunque, essere artista eclettico e versatile più di ogni altro, con commissioni
a Firenze e nel suo territorio, ma anche a Lucca, a Genova, a Bologna e a Pavia.
Fu inoltre particolarmente innovativo nel campo decorativo e delle arti
applicate, come attestano gli affreschi della Cappella Carafa nella chiesa di
Santa Maria sopra Minerva a Roma (1488 - 92) sulla vita di San Tommaso d’Aquino
e della Cappella Strozzi in Santa Maria Novella a Firenze, cicli pittorici in
cui la sua fantasia sbrigliata e capricciosa emerge sicura, tanto da farne un
maestro di grande modernità. Fu proprio nell’affresco di Santa Maria Sopra
Minerva che Filippino raggiunse un forte senso della monumentalità, sotto
l’influsso dell’arte antica e delle architetture romane, utilizzando anche il
repertorio decorativo della scultura classica, che poteva studiare dal vero.
La mostra
"Filippino Lippi e Sandro Botticelli nella Firenze del '400" ripercorre i circa
trentaquattro anni di attività del maestro, dalle tavole agli affreschi, ai
raffinati disegni su carte colorate, veri e propri capolavori a se stanti,
avvalendosi di opere celebri e preziosissime provenienti dai più importanti
musei di tutto il mondo e da poche, superbe, collezioni private.
Grazie, infine,
alla fondamentale collaborazione del Polo Museale Fiorentino, del Fondo Edifici
di Culto e grazie al contributo generoso di associazioni private come "Friends
of Florence", la mostra offre un'occasione unica per vedere riuniti i capolavori
del maestro toscano proprio a Roma dove Filippino ha studiato le antichità e
lasciato il ciclo affrescato della cappella Carafa, ripercorrendone la vicenda
umana e artistica e offrendo la possibilità irripetibile di confronti con alcune
opere del grande Botticelli. Anche il rapporto con il maestro e rivale
risulterà, alla fine del percorso espositivo delle Scuderie, approfondito e
illuminato sullo sfondo della Firenze del '400, straordinaria per fervore e
innovazione.
Il percorso della
mostra è accompagnato e completato da un prezioso catalogo nel quale Alessandro
Cecchi, curatore della mostra, direttore della Galleria Palatina di Firenze e
eminente studioso del Rinascimento Italiano, dedica all'artista toscano una
monografia completa e aggiornata che offre un'occasione unica per apprezzare un
originalissimo artista, ripercorrendone la carriera e offrendo a studiosi e
appassionati la possibilità di confronti e considerazioni stilistiche con Sandro
Botticelli, rivale, amico e maestro sullo sfondo della Firenze del Quattrocento.
Il volume,
pubblicato da 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE, è arricchito da saggi di Cristina
Acidini, Jonathan K. Nelson, Antonio Paolucci, Patrizia Zambrano.