Roma
ha reso omaggio a uno dei suoi più grandi cultori con una manifestazione al
teatro Umberto: "Viva la faccia de Roma. Poesie, prose, favole e canzoni di
Giggi Zanazzo", di Marcello Teodonio.
L’impegno
letterario di Giggi Zanazzo (1860 – 1911) ha contribuito a salvare dall'oblio la
memoria delle vecchie e più genuine tradizioni romane. E’ stato poeta,
commediografo, antropologo e bibliotecario italiano. E’ considerato il padre
fondatore della romanistica. Alla sua scuola mossero i primi passi Trilussa e i
migliori nomi della poesia dialettale della Roma del primo Novecento.
Come folklorista ha
contribuito alla conoscenza del popolo di Roma e delle sue tradizioni,
registrandole dalla bocca degli anziani, appena in tempo prima che andassero
definitivamente perdute, quando la città, ormai capitale d'Italia e soggetta a
una intensa immigrazione e modernizzazione, subiva una rapida trasformazione
economica e sociale.
Giggi Zanazzo fu
protagonista del panorama della cultura romana e romanesca di quel momento
storico complesso che furono gli ultimi decenni dell’Ottocento e i primi anni
del XX secolo, anni della costruzione e della formazione della città moderna, di
Pascarella e Carducci, D’Annunzio e Pirandello, dell’arrivo dei buzzurri
e della rapida e irreversibile trasformazione della città papale in metropoli.
Di quel passaggio, della città che sta scomparendo, dei suoi protagonisti, dei
suoi linguaggi, usi e costumi, Zanazzo si fa al tempo stesso raccoglitore
scientificamente accurato e affettuoso interprete poetico sospeso fra nostalgia
e ironia.
Fu profondo
conoscitore degli usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma e ancora oggi i
suoi scritti vengono considerati una delle fonti di informazione più importanti
e dettagliate riguardo al vecchio folklore romano. Il suo nome viene anche
ricordato in una strada nel popolare rione di Trastevere.
Nel corso dello
spettacolo, Stefano Messina e Silvia Salvatori sono stati impareggiabili
interpreti delle poesie e delle prose di Zanazzo, con l’accompagnamento musicale
del "Canzoniere di Roma". Hanno raccontato con una prorompente vis
comica alcune favole romanesche raccolte da Zanazzo, testimonianze di un mondo
ormai lontano, ma ancora vive e piene di fascino. Si sono cimentati con
incredibile bravura nell’esposizione di alcune di alcune poesie i cui argomenti,
satirici e pungenti, rimangono incredibilmente attuali e capaci di suscitare,
nel folto pubblico intervenuto, un’irresistibile ilarità unita a una profonda
riflessione.
"Questa
manifestazione – ha detto Marcello Teodonio – completa il ciclo di iniziative
tenute in questi due anni per ricordare e valorizzare un personaggio che è stato
capace di raccontare una tradizione che sarebbe potuta andare perduta. Per la
Roma dell’Ottocento, infatti, l’opera di Zanazzo è stata veramente
fondamentale".
Come ha spiegato
Federico Mollicone, presidente della Commissione cultura del comune di Roma,
"con Zanazzo Roma ha ritrovato un poeta dimenticato, che segue – ma non con meno
valore – le grandi tradizioni del Belli e del Trilussa".
Prezioso, a tale
proposito, è stato il lavoro compiuto in questi ultimi anni dal "Comitato per
Giggi Zanazzo" - con sede presso la Commissione Cultura del Comune di Roma -
composto dal Presidente dell’Associazione Culturale "Roma e i suoi saperi" Maria
Pia Partisani, da Livia Ventimiglia, dall’architetto Aurelio Severini e da
Federico Mollicone.
Maria Pia Partisani
ha compiuto un breve ma esauriente excursus sulla vita di Zanazzo, illustrando
anche le attività e i futuri propositi del comitato, tra cui la riqualificazione
della tomba del poeta al Verano. "Finalmente – ha aggiunto - sarà possibile
portare in ogni scuola e in ogni casa un libro di Giggi Zanazzo per far
conoscere e tutelare le nostre tradizioni: quella parte della storia che è stata
dimenticata come una cenerentola della cultura".
Lo spettacolo "Viva
la faccia di Roma" è stato programmato in una duplice ricorrenza centenaria:
quella della morte di Giggi Zanazzo e quello della nascita della Sala Umberto,
il cui direttore artistico, Alessandro Longobardi, è stato premiato nel corso
della serata. Analogo riconoscimento è stato conferito all’attore Enrico
Montesano, che non ha potuto però ritirarlo di persona.
Lo spettacolo è
stato completato da alcune canzoni tradizionali romane eseguite dalle splendide
voci di Sara Modigliani e Marco Onorati, con l’accompagnamento di Luca Mereu
alla mandola e di Felice Zaccheo al mandolino: canti patriottici, serenate – di
cui una a dispetto – e dolcissime canzoni d’amore, magari con qualche
sottinteso.
E’intervenuto anche
il presidente delle Biblioteche di Roma, Francesco Antonelli.