Il reportage di guerra di Stefano
Lecchi
Trentacinque
immagini sbiadite, trentacinque frammenti di storia, raccontano uno dei momenti
più intensi e gloriosi del nostro recente passato: la difesa della Repubblica
Romana del 1849 dall’assedio dei francesi intenzionati a restaurare il potere
temporale dei Papi, per la quale si immolò la migliore gioventù d’Italia, un
esempio di amor patrio per l’Europa intera. Al Museo di Palazzo Braschi fino al
15 gennaio 2012, le immagini realizzate dal pittore fotografo Stefano Lecchi
costituiscono il primo reportage di guerra. Ci sono i luoghi cari alla nostra
memoria, capaci di evocare un’epopea d’altri tempi e di risvegliare quella che
un mio caro amico e Maestro una volta definì una ferita ancora aperta nella
coscienza civile dei romani. Il Casino dei Quattro Venti ridotto a una maceria
quasi informe testimonia il sacrificio di quanti per tre volte, nella drammatica
giornata del 3 giugno, lo tolsero ai francesi per essere costretti a cederlo
altrettante volte. Fa tornare alla mente i versi eterni di Gabriele D’Annunzio:
"grado per grado, pietra / per pietra, preso e perduto e ripreso / e riperduto
il baluardo orrendo; / accumulati i cadaveri a piè degli agrifogli, dei
balaustri, delle / statue, delle urne; fatto il pendìo riviera / del sangue,
cupo bulicame di membra / lacere; acceso l’incendio; alzato al cielo /
impallidito il clamore supremo / i Legionarii ansanti, arsi di sete / e d’ira,
armati di tronconi e di schegge / neri di fumo e di polvere, belli / e
spaventosi parvero come quelli / che superato avean l’uman potere / con la
scagliata anima (tale il segno / superato è dal dardo veemente) / e respiravan
dai lor profondi petti / piagati l’ansia d’un miracolo ardente".
La mostra "Fotografare la storia. Stefano Lecchi e la Repubblica Romana del
1849" è curata da Maria Pia Critelli della Biblioteca di Storia Moderna e
Contemporanea di Roma e da Anita Margiotta dell'Archivio Fotografico del Museo
di Roma e promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico -
Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale e dalla Biblioteca di Storia
moderna e Contemporanea di Roma.
Per la prima volta
il reportage di Lecchi – ritrovato nel 1997 grazie alle ricerche di Marina
Miraglia - viene presentato nella quasi totale interezza: sono infatti
quarantuno le carte salate da calotipo conservate alla Biblioteca di Storia
Moderna e Contemporanea di Roma, che appartennero ad Alessandro Calandrelli,
triumviro della Repubblica Romana con Mariani e Saliceti, dopo le dimissioni di
Mazzini, Saffi e Armellini. Le immagini, estremamente delicate, per esigenze
conservative sono esposte a 35 lux.
Sono rare e incerte
le notizie sul "pittore-fotografo" Stefano Lecchi, nato intorno al 1805 nel
territorio tra Lecco e Milano e scomparso prima del 1863. Probabilmente faceva
parte dei protofotografi della Scuola Romana di Fotografia, tra cui Frédérich
Flachéron, Eugène Constant e Giacomo Caneva, i quali utilizzarono la nuova
tecnica del calotipo, la prima che permetteva di trarre stampe positive da un
foglio di carta usato come negativo, ed eseguirono le più antiche vedute
fotografiche di Roma. La sua attività nella futura Capitale è attestata dal 1849
al 1859. Le preziose immagini realizzate da Lecchi agli albori della tecnica
fotografica ebbero diffusione soprattutto in ambito garibaldino e conobbero
un’immediata risonanza grazie alla loro traduzione incisoria che consentiva una
più ampia divulgazione rispetto alle prime prove fotografiche. Il fotografo,
consapevole che ciò che stava immortalando sarebbe presto scomparso, ne fissava
l’immagine per tramandarne la memoria e il significato.
In mostra inoltre
una serie di quindici fotografie scattate nell’estate 2011 da Marcello Benassai,
Andrea Sabbadini e Lorenzo Scaramella negli stessi luoghi e, ove possibile, con
le stesse inquadrature delle immagini di Lecchi. Le fotografie contemporanee
sono state accostate, per un confronto immediato, ai relativi ingrandimenti
delle fotografie antiche, "ricostruendo oggi, per quanto possibile, il punto di
vista e le condizioni di luce delle antiche fotografie: un percorso della
memoria che lega gli avvenimenti del passato ad una nuova riflessione sui
mutamenti urbanistici, sociali, culturali della nostra città", come spiega
Simonetta Buttò, direttore della Biblioteca di Storia moderna e contemporanea.
"Quello che è ormai riconosciuto come il primo reportage fotografico di guerra
fu almeno in parte esposto alla grande Mostra del Risorgimento, tenuta a
Roma nel 1911 per celebrare i cinquanta anni dell’Unità d’Italia".
L’esposizione è
completata dal catalogo a cura di Maria Pia Critelli (Palombi editori).
di
Cinzia Dal Maso
23
novembre 2011 |