1819 ed entrò a
far parte dell’esercito pontificio. Infiammato come molti altri dall’iniziale
patriottismo di Pio IX, volle partecipare nel 1848 alla prima guerra
d’indipendenza contro l’Austria. Partì con il grado di capitano e si conquistò
quello di maggiore sul campo. Nella difesa di Vicenza comandava il battaglione
universitario ed era molto amato dai suoi ragazzi, con i quali riuscì a
sostenere l’urto di una brigata austriaca alla Rotonda del Palladio. Alla caduta
di Vicenza, Ceccarini portò il suo battaglione a Venezia, rimanendo a difesa dei
forti di Marghera, Brondolo, Chioggia e Pellestrina.
Nel 1849, diventato
tenente colonnello, partecipò alla difesa della Repubblica Romana dall’assedio
francese condotto dalle truppe del generale Oudinot. Insieme con il capitano del
genio Ravioli, il maggiore di artiglieria Lipari e il luogotenente Viola,
comandò, sul monte Testaccio, una batteria di tre cannoni: uno da 36, uno da 18
e uno da 9.
Con la
restaurazione del governo pontificio, Luigi Ceccarini non ottenne il perdono
papale e, escluso dall’amnistia, fu costretto a riparare in Piemonte. Entrò
nell’esercito sardo e prese parte alla seconda e alla terza guerra di
indipendenza. Dopo l’unità d’Italia contribuì alla repressione del brigantaggio
nel meridione.
Il busto di
Ceccarini sul Gianicolo fu realizzato nel 1896 dallo scultore Odoardo Tabacchi
(1836-1905) di Valganna (Varese), uno dei grandi autori dell’epopea
risorgimentale. Nel 2004 al busto fu staccata la testa e trafugata. L’anno
seguente fu ritrovata dalle forze dell'ordine.