Lettere e documenti in un libro di Valter Lori |
Testimonianze del Risorgimento
L’Unità
d’Italia, di cui si celebra il 150° anniversario, è stata conseguita
attraverso un cammino lungo e faticoso, grazie a uomini infiammati
da un ideale. Tra di loro moltissimi erano giovani – in una recente
mostra definiti "ribelli" - che non esitarono a mettere a
repentaglio la loro libertà e spesso anche la vita, partecipando ai
moti insurrezionali, difendendo la Repubblica Romana, imbarcandosi
con i Mille di Garibaldi, combattendo nelle guerre d’indipendenza.
Anche Antonino De Leo, il noto patriota messinese, sacrificò i suoi
anni migliori alla patria. E’ quanto emerge dalle missive inviate da
Antonino a un suo amico e pubblicate da Valter Lori nel volume
"Risorgimento. Dalle lettere e dalle testimonianze di coloro che lo
vollero e lo vissero" (EdiLazio, 124 pagine). De Leo era nato nel
1842, quindi aveva appena 17 anni quando aveva combattuto contro
l’Austria. I documenti pubblicati e commentati da Lori si
riferiscono a un periodo successivo. Nelle prime missive, del maggio
1866, il patriota racconta all’amico come fosse partito volontario
insieme ad altri studenti poche ore dopo aver conseguito la licenza
di ingegneria, senza dire nulla alla famiglia. Quei ragazzi
lasciavano le loro case tranquille e in alcuni casi agiate, per
andare incontro ai rischi più estremi e sottoponendosi a privazioni
e disagi, a marce sui monti o sotto la pioggia, viaggiando tra
boschi e briganti. I documenti pubblicati da Valter Lori ne sono una
viva testimonianza e risultano più efficaci di molte pagine di
freddi resoconti storici, restituendoci persino un’idea dello scarso
rancio passato ai soldati. Scriveva De Leo: "ho avuto adesso la
razione dei viveri, due gallette un po’ rotte, un pezzo di cacio un
po’ di vino cattivo". Anche l’immagine di Garibaldi è di
un’immediatezza eccezionale, fuori dagli schemi. L’eroe, ferito e
sofferente, gli fa compassione. E’ "come un Cristo", "seduto in
carrozza con le gambe stese sui sedili di fronte".
Antonino De Leo sarebbe
morto il 28 dicembre del 1908, nello spaventoso terremoto che
sconvolse Messina. Ancora una volta Lori lascia la parola ai
protagonisti, alla memoria del fraterno amico del patriota, Giuseppe
Sergi, che così descrive De Leo: "Aveva varcato i sessant’anni, ma
rimaneva ancor giovanile di muscoli e di sentimenti. Era piccolo di
persona, fine di membra e bello, agile, pronto all’azione. Ebbe
animo gentile quasi di donna, mite e buono, ma insieme un coraggio
che faceva contrasto con tanta mite dolcezza. Non ebbe mai nemici,
né sentì mai il veleno dell’odio nell’animo gentile e fermo; tutti
compativa e difendeva, finanche qualche avversario, non suo
certamente, ma di idee e di sentimenti suoi; e se a cariche civiche
cui era chiamato aveva avversari e competitori, egli cedeva
generosamente il posto senza ira e senza rancore".
Il volume di Valter Lori
sarà presentato oggi alle ore 18 presso la libreria Odradek in via
dei Banchi Vecchi 57, da Cinzia Dal Maso e Gianni Fazzini, con il
coordinamento di Willy Pocino. Interverrà l’Autore.
di
Cinzia Dal
Maso
22 giugno
2011 |
|