"I versi raccontano" la nostra storia
"Monteverde,
si quelo lassù Vecchio, / prese nome dal tufo verdolino / che da mo
ce risona nel’orecchio / com’er mejo de Roma, caro Gino. / Fu famoso
p’er grano e li vinelli / e le carciofolare a tutto spiàno. /
Ch’aria pura pe li giardini belli / de li Panfilj, Sciara e sagri a
Giano / tra memorie de li garibbardini". Così Maurizio Brigazzi
presenta il suo amato quartiere nel libro di poesie romanesche "I
versi raccontano": una raccolta di 55 liriche in cui il poeta lascia
riemergere i suoi ricordi lontani e recenti, ma anche le memorie
storiche risorgimentali, molte delle quali indissolubilmente legate
al Gianicolo, che nel giugno del 1849 fu il principale teatro degli
scontri tra i francesi e i difensori della Repubblica Romana.
"Maurizio Brigazzi – spiega Paolo Macoratti nella sua prefazione al
volume – non è soltanto persona onesta, affidabile, dignitosa, ma
anche un valente poeta, direi un poeta storico-romanesco. L’amicizia
del padre con Trilussa deve aver influito positivamente sul
desiderio di esprimere in versi la sua interiorità, peraltro già
manifestata in età giovanile". Il linguaggio di Brigazzi è semplice
e immediato, colorito e denso di immagini, capace di far riaffiorare
con prepotenza e vivezza luoghi e personaggi. Ecco Righetto, il
ragazzino che disinnescava le bombe e finì dilaniato da
un’esplosione, che se ne sta nel suo monumento di bronzo verso il
Fontanone "cor braccio teso come no’ spadino e co ‘n cane de razza
bastardone", la fedele Sgrullarella, che perì insieme al suo giovane
padrone. Ma ci sono anche Garibaldi, Pisacane, Nicotera, Cartoni,
amici vecchi e nuovi, luoghi e avvenimenti, in un indimenticabile
caleidoscopio.
di
Cinzia Dal
Maso
29
giugno 2011 |