A
seguito della caduta della Repubblica Romana, il 6 luglio 1849 si
sciolse anche il Battaglione Universitario Romano. I suoi
giovanissimi componenti si erano ricoperti di gloria nella difesa
della città, pagando un prezzo altissimo: 27 caduti, tra cui i
fratelli Alessandro e Francesco Archibugi. Così suonava un anonimo
canto risorgimentale del 1848: "quanta schiera di gagliardi, quanto
riso ne’ sembianti. / Quanta gioia negli sguardi vedi a tutti
scintillar. / Lieto evviva, lieti canti odi intorno a risuonar. /
D’impugnar moschetto e spada primo a offrire il nostro petto. / Di
salvar questa contrada giuriam tutti nel Signor. / Chi non giura è
maledetto, chi non giura è un traditor. / La vittoria è nostra
ancella, nostro sogno è libertà". Il Battaglione, che avrebbe dovuto
avere 8 compagnie, era formato da reduci della campagna del Veneto,
studenti, professori e impiegati della Sapienza. Vi erano ammessi
anche liceali, a patto che avessero compiuto il diciottesimo anno di
età, e gli allievi dell’Accademia di San Luca: in tutto 300
effettivi, "numero magico anche questo e nulla di più grandioso dei
trecento di Leonida e dei trecento Fabi", come scrisse Garibaldi ne
"I Mille".
Simbolo
del Battaglione, la sua bandiera, che nella sua prima fase, durante
la campagna del ’48, aveva le fasce tessute in oro e argento, i
colori pontifici. Ma dopo che il 29 aprile di quello stesso anno Pio
IX aveva pronunciato la famosa allocuzione "Non semel", con
la quale sconfessava l’azione del suo esercito e la guerra
all’Austria, vennero sostituite con tre fasce tricolori sulle quali
furono applicate in nero delle scritte che ricordavano combattimenti
dal Battaglione.
Sulla
fascia verde si legge: Cornuda 8 maggio 1848 – Vicenza 20–24 maggio
e 20 giugno 1848; su quella rossa: Treviso 12 maggio 1848 – Roma 30
aprile 1849; sulla bianca: Battaglione Universitario – Palestrina 9
maggio 1849.
L’Università di Roma La Sapienza al tempo aveva sede in Corso
Rinascimento, nell’edificio attualmente occupato dall’Archivio di
Stato di Roma. Lì aveva quartiere anche il Battaglione, in alcuni
ambienti sulla sinistra di chi esce dal portone verso piazza
S.
Eustachio, dove oggi si trova la Biblioteca Alessandrina, affacciati
sul cortile attraverso finestre protette da inferriate. Fu proprio
da una di quelle finestre che uno studente riuscì a salvare la
bandiera, il 3 luglio del 1849, quando i Francesi, entrati da Porta
del Popolo, stavano per occupare l’Università. Pietro Pieri, questo
è il nome dello studente, porse il vessillo a Filippo Zamboni, già
nel cortile, che la staccò dall’asta e la nascose sotto la sua
giubba. Quindi tutti e due uscirono dalla porta posteriore
dell’Università. Qualche giorno dopo entrambi, con l’aiuto di un
professore di chimica, nascosero sotto una trave del soffitto
l’asta, che però non venne più trovata. La bandiera, invece, fu
gelosamente custodita dallo Zamboni, che se l’era fatta cucire dalla
madre all’interno della sua giacca. Lì rimase per molti anni, fino
al 1861, quando la fece scucire per esporla nella sua abitazione. Ma
Garibaldi, che conosceva l’importanza di quel cimelio, spinse lo
Zamboni a donarlo al Comune di Roma. La cerimonia di consegna si
tenne in Campidoglio, il 15 settembre del 1876, alla presenza del
sindaco Pietro Venturi. Dodici reduci del Battaglione sottoscrissero
il verbale di consegna. Il Comune di Roma volle donare allo Zamboni
una copia del prezioso vessillo, oggi al Museo Civico di Trieste.
La
bandiera originale, invece, andò nel Vittoriano, presso l’Istituto
per la Storia del Risorgimento Italiano. Le fasce sono custodite dal
Comune di Roma. La bandiera fu mostrata alla prima Esposizione
Nazionale di Torino, nella sezione dedicata al Risorgimento, quindi
fu esposta all’Università di Bologna nel 1897, in occasione del
primo centenario del nostro tricolore. Il 15 settembre 1941 la
gloriosa bandiera avvolse l’urna con i resti mortali di Goffredo
Mameli, provvisoriamente traslati dalla tomba del Verano al
Vittoriano, prima di essere definitivamente collocati nel Mausoleo
del Gianicolo.
Dell’argomento si parlerà a Nuova Spazio Radio (88.100 MHz), a "Questa
è Roma", il programma ideato e condotto da Maria Pia Partisani,
in studio con Livia Ventimiglia il martedì dalle 14 alle 15 e in
replica il sabato dalle 10 alle 11.