Riaperte al pubblico le tombe degli Scipioni
Nel
1780 sulla via Appia Antica vi fu uno straordinario ritrovamento. I
fratelli Sassi, proprietari di una vigna nei pressi di porta San
Sebastiano, nell’effettuare alcuni lavori di sterro per allargare la
cantina della loro casa, si trovarono di fronte a un’apertura che
conduceva in numerosi ambienti sotterranei. Si fecero coraggio ed
entrarono procedendo con la massima prudenza alla luce delle
fiaccole, finché raggiunsero una grande camera sepolcrale con
addossata alle pareti una serie di sarcofagi, con tanto di
iscrizioni. I due fratelli, però, non sapevano leggere ed
interpellarono alcuni loro amici "colti", ma questi poterono solo
costatare che le scritte sui sarcofagi non erano in italiano.
Finalmente furono chiamati degli abati, che conoscevano la
misteriosa lingua, semplicemente latino. Era stata scoperta la tomba
degli Scipioni, l’antichissima famiglia romana a cui erano
appartenuti valorosi personaggi, che gli antichi scrittori
collocavano proprio "fuori di Porta Capena, a meno di un miglio
dalla città".
Il
sepolcro, a pianta di forma pressoché quadrata e di circa 11 metri
di lato, scavato nel tufo stesso della collina, si presenta come un
labirinto di stretti passaggi, con le volte sorrette da quattro
grandi pilastri ricavati nel tufo che dividono l’ambiente in quattro
gallerie alte circa due metri, alle quali se ne incrociano altre
due.
Lungo
le pareti o incassate in esse, furono sistemati i sarcofagi degli
Scipioni vissuti tra l'inizio del III e la metà del II sec. a.C.,
alcuni costruiti sul posto con lastre di tufo, altri scavati in
blocchi squadrati. La costruzione del monumento funerario risale ai
primi decenni del III secolo a.C. e si deve a Lucio Cornelio
Scipione Barbato, console dell’anno 298 a.C. e capostipite della
famiglia, il cui sarcofago elegantemente decorato era posto sul
fondo della galleria centrale. Gli esponenti della dinastia degli
Scipioni rivestirono alte cariche politiche e militari, come
Scipione Africano Maggiore, vincitore su Annibale nella seconda
guerra punica, e Scipione Emiliano, trionfatore nella terza guerra
punica con la distruzione di Cartagine. Molte anche le figure
femminili di rilievo, tra cui Cornelia, figlia dell’Africano e madre
dei famosi tribuni della plebe Tiberio e Gaio Gracco.
Tra il
150 e il 130 a.C., il sepolcro fu ampliato con l'apertura di una
nuova galleria sul lato verso l'Appia, orientata diversamente e
forse in origine non comunicante con l'ipogeo principale.
Purtroppo, i fratelli Sassi, nell’affannosa ricerca di oggetti
preziosi e di iscrizioni, finirono con il manomettere il monumento.
Sembra che nel sarcofago di Lucio Cornelio Scipione Barbato ci fosse
ancora lo scheletro del condottiero, abbastanza conservato, persino
con un anello al dito. Il pontefice Pio VI Braschi (1775-1799),
giunto sul luogo per vedere la grande scoperta, ordinò che tutti i
resti mortali del sepolcro fossero dispersi al vento, in una sorta
di esorcismo, poiché appartenevano a pagani. Il sarcofago del
capostipite fu trasferito ai Musei Vaticani, insieme con molte delle
iscrizioni.
La
Sovrintendenza del Comune di Roma procedette, nel 1926, al
consolidamento e al restauro del monumento, sistemando le copie
delle iscrizioni funerarie in connessione, per quanto possibile, con
i sarcofagi dai quali erano stati asportati gli originali.
Chiuso
al pubblico dal 1992, finalmente il prestigioso complesso
archeologico riapre dopo un periodo dedicato a lavori di
consolidamento e recupero promosso dall'Assessorato alle Politiche
Culturali e Centro storico - Sovraintendenza ai Beni culturali di
Roma Capitale.
I
lavori - niziati nel 2008 - hanno previsto soprattutto il
consolidamento del banco di tufo nel quale il sepolcro è scavato e
il recupero o la sostituzione delle strutture metalliche di sostegno
realizzate nel corso dei restauri del secolo scorso.
L’intervento di riqualificazione ha permesso inoltre di rendere il
sito accessibile al pubblico con un nuovo percorso di visita -
compreso un percorso facilitato - servizi di accoglienza e pannelli
didattici che illustrano i resti archeologici presenti nell’area.
Dal
prossimo anno, in via sperimentale, l’area sarà aperta al pubblico a
cadenza periodica con visite guidate tutti i sabati dalle ore 9.30
alle ore 12.30 solo su prenotazione allo 060608. Le visite, per
gruppi di massimo 12 persone alla volta, saranno illustrate da un
archeologo.
Oltre
al sepolcro degli Scipioni, l’area archeologica comprende strutture
datate dagli inizi del III secolo a.C. fino all’età tardo antica e
al Medioevo, tra cui alcune
relative a
sepolcri di età repubblicana e un colombario affrescato e restaurato
in occasione dei recenti lavori.
di
Antonio Venditti e
Cinzia Dal Maso
28 dicembre 2011 |