Per
celebrare il centenario della nascita di Mirko Balsadella, avvenuta
il 28 settembre del 1910 a Udine, il Casino dei Principi di Villa
Torlonia ospita fino al prossimo 17 luglio la mostra "Mirko nel
tempo e nel mito", con circa quaranta sculture e altrettanti dipinti
e più di cinquanta disegni.
L’esposizione è curata da Arnaldo Romani Brizzi e Alberto
Mazzacchera, ed è promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali
e Centro Storico di Roma Capitale e dalla Sovraintendenza ai Beni
Culturali. Organizzazione e servizi museali sono di Zètema Progetto
Cultura. La mostra è realizzata in collaborazione e
compartecipazione con il Comune di Cagli ed in sinergia con la
Regione Marche e l’Archivio Cagli – Roma.
Prestiti fondamentali delle opere sono concessi dalla Galleria
Nazionale d’Arte Moderna di Roma (Edipo, del 1940,
e la meravigliosa Chimera, dello stesso anno) e da
enti e prestigiose collezioni private. La mostra, inoltre,
documenta con alcune piccole sculture l’intensa attività didattica
condotta da Mirko alla Harvard University, Cambridge (Massachusetts,
USA) per dodici anni, dal 1957 alla morte, sopravenuta il 24
settembre del 1969 a Cambridge, Massachusetts.
Mirko
si era formato a Venezia, all'Accademia di Belle Arti di Firenze e
alla Scuola di Arti Applicate di Monza, sotto la guida di Arturo
Martini. Espone per la prima volta a Udine nel 1928, insieme con
i fratelli Afro e Dino, e nel 1934 si trasferisce a
Roma avvicinandosi a Corrado Cagli e agli artisti e letterati
della galleria della Cometa, dove tiene la prima esposizione
personale nel 1936. Nelle prime sculture in bronzo, la sua tecnica
già matura unisce la ricca vena fantastica alla trascrizione del
mito alla luce del presente, assecondando le nuove tendenze di
ambiente romano. Nella seconda metà degli anni ‘30 espone alla III
Quadriennale il David, bronzo in cui l'espressionismo degli
esordi matura in maggiore eleganza e compiutezza formale.
Nel
percorso espositivo viene messo in particolare evidenza il rigore
civile ed etico della produzione dell’artista, anche se in mostra –
ovviamente – non può essere presente la sua opera più nota e
celebrata: i tre cancelli in bronzo realizzati a Roma per il
Mausoleo delle Fosse Ardeatine, comunque documentati da
suggestivi bozzetti e fotografie. Questo lavoro, realizzato tra il
1949 e il 1951, ha contribuito notevolmente all’evoluzione della
tecnica dell’artista indirizzandolo verso l’uso di strutture e
materiali non tradizionali, quali il cemento, il metallo e le
materie plastiche.
Artista
curioso e determinato ad affrontare le sfide innovative della
tecnica scultorea e pittorica, Mirko è stato capace di
sperimentalismi e di ribellioni alle linee e alle imposizioni
dettate dalle teorie del momento. Sempre aperto alle evoluzioni
artistiche, la sua opera è stata sensibile a suggestioni cubiste
o post-cubiste (1946-47) - con la realizzazione di pitture e
sculture policrome e polimateriche - alla cultura orientale e
alle arti etniche, con la produzione, nel periodo tra il 1953 e
il 1960 della serie delle Chimere e l’uso di lamine di rame e
di ottone. In esposizione, Oratore e Guerriero,
entrambe del 1958.
Nonostante la sua costante ricerca, Mirko Basaldella è rimasto
fedele alla figurazione rigorosa degli anni della sua giovinezza,
costanza evidenziata in mostra da un dipinto importante e poco
conosciuto La vita nei campi – Transumanza, del 1967, opera
che preannuncia, con venti anni di anticipo, future sperimentazioni,
da parte di artisti di generazioni successive. A tal proposito vanno
citate due importanti opere pittoriche, quali Danza di Arlecchino,
del 1958, e Genesi, del 1967.
Tra il
1948 e il 1952 espone in numerose mostre personali a New York, Roma,
Milano. Nel 1957 è nominato direttore del Laboratorio di design
della Harvard University in Massachusetts, dove crea sculture
monumentali per collezioni pubbliche e private.