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Il Risorgimento dei romani

Ludovico Calandrelli

Ludovico Calandrelli, fratello di Alessandro, era nato a Roma il 21 agosto del 1807. Il padre Giovanni era un incisore di pietre preziose e Ludovico, nella sua fanciullezza, studiò la pittura. La vita militare, però, lo attraeva di più ed entrò nel 1816 nell’esercito pontificio, come cadetto, prima nel genio e poi nell'artiglieria. Nell'aprile del 1848, con il grado di capitano di terza classe, fu al comando di una batteria da campo nel corpo di spedizione pontificio del generale Durando, arrivando fino nel Veneto e segnalandosi in vari fatti d’armi, soprattutto difendendo Vicenza dall’attacco austriaco, per dodici ore di seguito, tra il 23 e il 24 maggio. Il 10 giugno, durante la battaglia decisiva per la città veneta, rimase alla testa della sua postazione nonostante i ripetuti attacchi nemici e partecipò alla mischia di porta Padova: azioni che gli valsero la nomina prima a capitano di prima classe e poi a maggiore.

Tornò quindi a Roma, dove aderì prima al governo provvisorio, dal quale fu nominato, nel gennaio del 1849, tenente colonnello, poi alla Repubblica. Il 30 aprile fu di presidio a porta Cavalleggeri e si distinse nella respinta dei francesi. Con il grado di colonnello, a maggio comandò l’artiglieria da campo nella battaglia di Velletri contro l’esercito napoletano. La sua azione fu preziosa durante l’assedio della Repubblica, dal 3 al 19 giugno, quando rimase ferito sui bastioni di porta San Pancrazio. Sul Giornale di Roma, nel supplemento "Elenco dei feriti", il suo nome risulta al n. 14 del 19 giugno, con l’indicazione di "contusione al torace e basso ventre". Dopo l’ingresso dei francesi, rimase a Roma fino a dicembre, quando andò in esilio volontario, prima a Marsiglia, dove rimase fino al maggio del 1850, poi a Berlino. Qui cercò di utilizzare la sua esperienza militare. Nel 1852 scrisse una relazione sull’organizzazione dell’esercito pontificio e compilò uno studio sul sistema militare prussiano. Nel luglio del 1854 si portò a Parigi ove ottenne, per interessamento del principe di Canino e del generale Vaillant, un passaporto e un imbarco gratuito per Costantinopoli, insieme ad alcune lettere di raccomandazione. In Turchia – ai ferri corti con la Russia – fu ricevuto con tutti gli onori ed entrò al soldo della Porta con il nome di Mouglis bey, ma solo all'inizio del 1855 riuscì a spingersi verso l'interno, giungendo a febbraio inoltrato nel punto chiave dello scacchiere ottomano, la città di Erzerum. Qui lo capo di Stato Maggiore dell'armata turca gli affidò il compito di preparare le postazioni di artiglieria della città in vista di una possibile avanzata delle truppe russe. Nell’esercito turco raggiunse il grado di generale. Il suo fisico era però rimasto indebolito dalle fatiche e dal clima poco salubre: Ludovico contrasse il colera, quindi un attacco di tifo ne procurò la morte, il due settembre del 1855. Fu tumulato nella chiesa armena cattolica di Erzerum, primo cristiano seppellito con musica militare turca. Nel 1887 il municipio di Roma gli eresse un busto in marmo sul Gianicolo, opera di Enrico Simonetti.

di Cinzia Dal Maso

19 aprile 2011

 

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