La
costruzione del Palazzo Santacroce ai Catinari, oggi una delle
quinte di piazza Cairoli e sede dell’Istituto Italo Latino –
Americano, fu iniziata alla fine del ‘500 da Onofrio Santacroce. I
conti registrano date che vanno dal 1598 al 1602 e la firma di Carlo
Maderno, mentre altre spese si riferiscono ad un periodo tra il 1630
e il 1640 e riguardano una seconda fase dei lavori voluti dal
marchese Valerio Santacroce, diretti da Francesco Peparelli, a cui
il Baglione ha attribuito la facciata dell’edificio.
Agli
interventi edilizi partecipò anche G. A. De Rossi che eseguì, dal
1659 al 1668, per il cardinale Marcello Santacroce, alcune opere
interne e realizzò varie sistemazioni nella parte del palazzo che si
affaccia sul vicolo de’ Catinari.
Secondo
quanto scriveva nell’Ottocento Augustus Hare, questa sarebbe "una
delle poche dimore di Roma infestate di fantasmi: si dice che di
notte due statue di cardinali Santa Croce scendano dai piedistalli e
facciano sbatacchiare qua e là i loro strascichi di marmo nelle
lunghe gallerie. Nel corso di alcuni recenti lavori per
l’installazione di un ascensore, è stata scoperta una oubliette –
prigione sotterranea – piena di strumenti appuntiti, in fondo alla
quale giaceva un mucchio di scheletri, uno dei quali era coperto da
un’armatura e con un pugnale infilato nell’elmo, che era penetrato a
fondo nel cranio. Inoltre, in una nicchia è stato ritrovato un corpo
umano vestito di tutto punto, ma mummificato". Sempre secondo Hare,
il palazzo avrebbe anche avuto dei passaggi segreti. Alcuni di
questi, nel XIX secolo, sarebbero stati percorsi da un prigioniero
evaso da Castel Sant’Angelo. La principessa Santacroce prese a cuore
il caso di quell’uomo e, giudicando ingiusta la sentenza che lo
aveva condannato, lo fece portare con la propria carrozza in un
luogo sicuro fuori Roma.