L’algido
nitore di statue e monumenti antichi cui l’azione scialbante del tempo e il
gusto neoclassico ci hanno abituato non rispecchia il gusto dei nostri
progenitori: quello dei romani era un mondo a colori, dal momento che monumenti
e opere d’arte erano dipinti.
Proprio
come l’Ara Pacis di Augusto, che domenica sera ha suscitato emozione e
meraviglia in tutti coloro che l’hanno potuta ammirare in una policromia vicina
a quella originaria, grazie a una nuovo sistema di illuminazione.
Sull’ipotesi della colorazione originaria dell’Ara Pacis ha lavorato un gruppo
di studio formatosi in occasione dell’allestimento del museo progettato da
Richard Meier, che ha realizzato un modello tridimensionale dell’altare su cui è
stata applicata una restituzione del colore realizzata in base a criteri
filologici e storico-stilistici. Da questo modello è nata l’idea di proiettare
direttamente sulle superfici dell’altare raggi di luce colorata, in modo tale da
far rivivere, senza rischio per la conservazione del monumento, l’aspetto del
monumento in epoca antica.
Dopo le
prime prove di proiezione del 2007 e del 2008, ora sono stati illuminati a
colori sia il fronte occidentale, con i pannelli di Enea sacrificante ai Penati
e del Lupercale, sia quello orientale con i pannelli della Tellus e della Dea
Roma sul fronte orientale, oltre al grande fregio vegetale su entrambi i fronti.
La
tecnica di proiezione è stata aggiornata e rinnovata grazie a proiettori
digitali che consentono di modificare e modulare i profili e i colori in tempo
reale.
Anche se
gli oltre mille anni di permanenza nel sottosuolo de
l
Campo Marzio hanno cancellato dal monumento dell’Ara Pacis il colore, è stato
possibile reperirne le tracce attraverso analisi chimiche e spettroscopiche
eseguite dai laboratori scientifici dei Musei Vaticani per conto della
Sovraintendenza ai Beni culturali del Comune di Roma sull’altare e su alcuni
suoi frammenti mai restaurati in quanto non inseriti nella ricostruzione del
1938.
La scelta
delle singole tinte per "l’Ara Pacis a colori" è stata operata sulla base di
confronti con la pittura romana, specialmente pompeiana, studi condotti su
monumenti più tardi ma influenzati dall’Ara Pacis e ricerche cromatiche svolte
sulle architetture e sulla scultura greco-romana.
Particolare attenzione è stata dedicata al grande fregio vegetale, capolavoro
assoluto dell’arte decorativa romana. Per questo, la cattedra di Botanica
dell’Università degli Studi di Roma Tre si è impegnata in un dettagliato
riconoscimento delle specie rappresentate, riuscendo a individuarne oltre
settanta. La colorazione, quindi, risulta impostata su una base di veridicità,
rispettando i colori naturali delle piante raffigurate.
Lo scopo
dell’iniziativa, promossa dal Comune di Roma, assessorato alle Politiche
culturali e della Comunicazione, sovraintendenza ai Beni culturali e realizzata
grazie al contributo del GROS - Gruppo Romano Supermercati, con l’organizzazione
di Zètema Progetto Cultura, è stato restituire, seppure in via ipotetica,
l’aspetto originale dell’Ara Pacis: non è stato proiettato sulle superfici solo
il colore delle parti pervenute, ma sono state anche completate le parti perdute
secondo ipotesi condivise e acquisizioni consolidate.
"Ora
l’Ara Pacis – ha spiegato Umberto Broccoli, sovrintendente ai Beni culturali del
Comune di Roma – ha questo sistema di illuminazione fisso, che si potrà
nuovamente accendere in particolari occasioni".
La
ricostruzione ipotetica del colore per ciascuno dei quattro principali pannelli
dell’Ara ha coinvolto numerose competenze: Orietta Rossini per l’ideazione della
ricostruzione del colore e delle proiezioni; Stefano Borghini, Raffaele Carlani
per lo studio del colore; Giulia Caneva, Paolo Liverani, Eugenio La Rocca,
Alessandro Viscogliosi quali consulenti; Ulderico Santamaria per le analisi
scientifiche e di laboratorio; Angelo Merante per la restituzione in grafica
digitale; Renata Piccininni per il coordinamento; Enzo Serrani per
l’allestimento; Stefano Castellani per il rilievo fotografico; Gianluca Zanzi
per la collaborazione tecnico-scientifica; Studio V7 per la realizzazione.
Dell’argomento si parlerà a Nuova Spazio Radio (88.100 MHz), nel corso
dell’Intervista possibile di "Questa è Roma", il programma ideato e
condotto da Maria Pia Partisani, in studio con Livia Ventimiglia il sabato dalle
10 alle 11.