Amedeo Minghi prosegue al Teatro Ghione il suo viaggio musicale
Un romantico pentagramma d’amore
di Annalisa Venditti

Al Teatro Ghione è andato in scena il secondo appuntamento con "Di canzone in canzone", il nuovo spettacolo musicale pensato dal cantautore romano Amedeo Minghi per ripercorrere attraverso una serie di incontri la sua carriera artistica, cominciata 43 anni fa. Così è stato proprio "Alla fine", brano del 1966, ad aprire la serata. Prima con la proiezione del filmato originale tratto dalla trasmissione televisiva "Scala quaranta", nella grande cornice barocca a lato della scena, poi con l’esecuzione live del pezzo, aggiornato per l’occasione dal suo interprete. Minghi, in ottima forma, scava con precisione e orgoglio nel suo passato musicale, riproponendo quelle canzoni che meglio riescono a raccontare il suo percorso: da "In sogno" a "Qualche cosa di lei", oppure "I ricordi del cuore", "Il perché io non so", "Vicino, vicino". Dal momento che - come tiene a precisare lui stesso sul palco - non ci sono soltanto i successi più conosciuti, ma molti altri pezzi che li hanno resi possibili. I fan di sempre riascoltano il repertorio degli inizi e applaudono ad un’operazione che non sa assolutamente di nostalgia, mentre i più giovani hanno la possibilità di conoscere dal vivo alcune canzoni che da anni non trovavano spazio nelle scalette dei concerti. Un’idea geniale. "Che cantare" sia "d’amore" Amedeo Minghi lo sostiene da sempre e in questo esperimento, fissato per ogni mese, fino al prossimo 8 marzo, emerge netta la linea della sua poetica neoromantica, un guardare al più umano dei sentimenti come una costante nella vita di ognuno di noi. Dolcissimo o feroce che sia, l’amore raccontato da Amedeo Minghi governa la matematica delle azioni, componendo un gioco intrigante di emozioni in cui il sogno si confonde con la realtà, le promesse con le illusioni e due parole, "sempre" e "mai" si sovrappongono all’infinito. In questo viaggio, impreziosito in scena dalle incursione di ballerini e di un mimo, naturalmente c’è spazio per canzoni conosciute come "Vivere, vivere", "1950", "Cuore di pace", la popolarissima "Vattene amore" e "L’immenso", che "mi ha dato la patente da cantautore" - sottolinea Minghi.

Senza dimenticare però, "di canzone in canzone" appunto, "La musica", "Per sempre", "Marì" e l’omaggio a Giovanni Paolo II con "Un uomo venuto da molto lontano". Il prossimo concerto si terrà al Teatro Ghione il 21 dicembre.

© 2003/2009  - Testo, foto, grafica e layout  sono di esclusiva proprietà di www.specchioromano.it

WWW.SPECCHIOROMANO.IT - Rivista telematica di Cultura
Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 224 / 2013 del 25 settembre 2013
Copyright 2003-2021 © Specchio Romano  - webmaster Alessandro Venditti

Contatore siti