Secondo la tradizione, era una giovane romana di nobili origini
Tra storia e leggenda la vita di S. Bibiana
di Cinzia Dal Maso e Antonio Venditti

Il 2 dicembre si festeggia Santa Bibiana, della cui vita si hanno solo notizie leggendarie, contenute in una "passio" del VII secolo. Sarebbe stata una fanciulla di nobili origini nata a Roma nel 347 dal prefetto Flaviano e da una certa Dafrosa, di famiglia consolare, entrambi di fede cristiana.

Nel 360 divenne imperatore Giuliano l’Apostata, che, volendo restaurare l’antica religione pagana, riprese le persecuzioni contro i cristiani.

Flaviano dovette lasciare la carica di prefetto nelle mani di un suo rivale, Aproniano, che odiava i cristiani perché aveva perso un occhio e attribuiva il suo incidente alle loro maligne arti. In seguito Flaviano venne sorpreso mentre seppelliva i martiri Prisco, Priscilliano e Benedetto, bollato sul volto con il marchio degli schiavi, quindi esiliato ad Aquas Taurinas, forse l’attuale Montefiascone, dove subì il martirio nel dicembre del 361.

Bibiana e sua sorella Demetria si chiusero in preghiera nella loro casa insieme alla madre Dafrosa, in attesa del martirio, che non tardò a venire: furono condannate a morire d’inedia in carcere. Ma poiché rimanevano miracolosamente vive, il prefetto decise di infliggere loro una morte diversa. Dafrosa fu decapitata il 6 gennaio del 362. Demetria, chiusa di nuovo in carcere, subì atroci minacce e, professata la sua fede, morì di crepacuore.

Aproniano scelse di risparmiare Bibiana, che aveva appena quindici anni, mettendole accanto Rufina, una mezzana che l’avrebbe dovuta iniziare agli intrighi amorosi. La santa rifiutò con fermezza ogni lusinga e fu perciò legata a una colonna e flagellata con fasci di verghe a cui erano stati applicati dei pallini di piombo, un supplizio tremendo che, dopo quattro giorni di agonia, la portò alla morte.

Il corpo di Bibiana sarebbe stato lasciato insepolto da Aproniano, ma nemmeno i cani randagi ardirono toccarlo. Lo raccolse infine il presbitero Giovanni. Secondo la tradizione, la matrona Olimpia avrebbe fatto erigere nel 363, sulla casa della santa, la chiesa a lei dedicata, oggi in via Giolitti 154, sovrastata dalla mole della stazione Termini e perennemente assediata dal traffico automobilistico.

La chiesa è di origini paleocristiane e secondo il Liber Pontificalis venne fondata da papa Simplicio nel 467. Accanto ad essa nel VI secolo c’era il cimitero di Anastasio I, detto "ad ursum pileatum" forse dall’insegna di una bottega raffigurante un orso con in capo un cimiero.

L’aspetto attuale dell’edificio si deve ai restauri avvenuti sotto Urbano VIII, in occasione del Giubileo del 1625, a opera di Gian Lorenzo Bernini, che realizzò la facciata con un portico a tre archi, scanditi da pilastri ionici con basi e capitelli in travertino. L’ordine superiore è ripartito da semplici pilastri. Il corpo centrale, più alto e leggermente aggettante, è coronato da un frontone. Del tutto scomparse le tracce di antichissimi affreschi relativi alla primitiva basilica che l’Armellini aveva visto sulla facciata.

L’interno è diviso in tre navate da colonne provenienti da antichi monumenti, di diversi tipi di marmo e con capitelli corinzi, compositi e lotiformi. Il Bernini aprì due piccole cappelle sul fondo delle navate laterali e costruì, al posto dell’abside, una cappella di maggiori dimensioni.

Nella parte inferiore dell’altare è un’urna di alabastro, nella quale sono conservati i corpi delle Sante Bibiana, Drafosa e Demetria; al di sopra, in una nicchia, è la splendida statua in marmo bianco di S. Bibiana, opera del Bernini.

Gli affreschi della navata centrale sono ispirati alla vita della Santa. Quelli sulla destra sono stati eseguiti dal fiorentino Agostino Ciampelli (1577-1642) e della sua bottega. Vi si riconoscono "S. Bibiana abbandonata alle fiere", "Il seppellimento della santa" e "l’Erezione della chiesa", oltre alle figure di Olimpia e Drafosa in scomparti con le Api Barberini.

I dipinti a sinistra, di Pietro da Cortona (1596-1669), raffigurano "La condanna a morte di S. Bibiana", "l’Attentato della matrona Rufina alla fede della Santa"; la Flagellazione di S. Bibiana, oltre alle figure dei Santi Flaviano e Demetria.

Secondo la tradizione, la colonnina in rosso antico presso l’ingresso sarebbe quella del martirio di Bibiana.

Dell’argomento si parlerà a Nuova Spazio Radio (88.100 MHz), nel corso dell’Intervista possibile di "Questa è Roma", il programma ideato e condotto da Maria Pia Partisani, in studio con Livia Ventimiglia il sabato dalle 10 alle 11.

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