Fin dall’antichità viene considerato un potente scacciaguai
Storia di un amuleto: il ferro di cavallo
di Annalisa Venditti

Le feste natalizie sono da secoli l’occasione per lo scambio di doni, spesso beneaugurati per il nuovo anno. Tra i portafortuna più antichi c’è il ferro di cavallo. Chi ha la buona sorte di trovarne uno sulla propria strada, smarrito da un cavallo, ne trarrà ottimi auspici. Così come quanti ne posseggano uno - magari avuto in regalo - provvisto ancora dei chiodi, meglio se dispari. Tanto vale anche per il numero dei fori che circondano il ferro. L’origine di questa credenza affonda le sue radici nella suggestione popolare e attraversa, nei secoli, la cultura e la vita quotidiana di molti popoli, anche tra loro distanti.

Già nell’antica Grecia e nell’antica Roma si attribuivano poteri protettivi all’oggetto, probabilmente per la sua forma semilunata. I Romani lo fissavano alla porta e lo consideravano una difesa dalla peste, dai fulmini, dalle malattie e altre calamità.

Alla maniera di due corni, le estremità del ferro venivano rivolte verso l’alto per far sì che - una volta entrata nella semiluna magica – la negatività venisse trattenuta e fatta prigioniera in quel cerchio ideale.

Per molti, ancor oggi, va esposto in questo modo, mentre per altri le estremità debbono trovarsi in basso.

La tradizione che attribuisce al ferro di cavallo questi poteri salutari prosegue nel Medioevo. La sua forma ricordava la "C" di Cristo e spesso i medici, seguendo una mentalità pervasa di religiosità e superstizione, lo utilizzavano addirittura come strumento di guarigione. Non va dimenticato il suo materiale: in molte culture, infatti, il ferro è considerato un metallo magico, in grado di allontanare la sfortuna e il malocchio. Fiocchi rossi, peperoncini, peperoni, spighe e altri simboli portafortuna e di abbondanza ne accentuano, tuttora, il valore di "scacciaguai".

Una pia credenza tramanda che San Dunstano (909– 988 d.C.), maniscalco, ricevette un giorno la visita del diavolo. Costui gli chiese di ferrare gli zoccoli del suo cavallo, ma il Santo invece ferrò quelli dei suoi piedi caprini, provocandogli atroci dolori. Dunstano li tolse al diavolo in cambio di una solenne promessa: non sarebbe mai più entrato in una casa o in un luogo di lavoro dove si trovasse appeso un ferro di cavallo.

E così fu, o per lo meno, ancora così si spera.

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