Tra
i simboli delle feste di fine anno, l’agrifoglio è uno dei più
amati. Si tratta di un arbusto che arriva fino a dieci metri, di
struttura piramidale, con liscia corteccia grigia e fogliame verde e
lucente, con varietà variegate di crema, bianco o giallo e drupe
globose di colore rosso vivo a maturazione, contenenti dai due ai
quattro semi. Se ne usa regalare un ramoscello, in alternativa al
vischio o al pungitopo, per ornare le case e per augurare fortuna e
prosperità. Un’usanza che affonda le sue radici assai lontano nel
tempo. I Druidi ne ammiravano le lucide foglie e le rosse bacche e
se ne mettevano ramoscelli tra i capelli per assistere ai loro riti
sacrificali. Inoltre, credevano che avesse il potere di proteggere
dai rigori dell'inverno e che un grosso ramo di agrifoglio tirato
contro una belva in procinto di assalire un uomo riuscisse ad
ammansirla. Tra le sue doti, ci sarebbe stata anche quella di
rendere docili i cani rabbiosi.
Gli antichi romani ne portavano
ramoscelli come talismani durante i Saturnali, nei giorni precedenti
il solstizio invernale, e per tenere lontano i malefici ne
piantavano un arbusto vicino casa. Ne facevano anche un dono
beneaugurante ai novelli sposi. Con l’avvento del cristianesimo,
l’uso dell’agrifoglio si mantenne, pur arricchendosi di nuovi
significati: la struttura della foglia, ad esempio, fu assimilata
alla corona di spine di Cristo e le bacche rosse al suo sangue.
Si diffuse una delicata leggenda,
secondo la quale un orfanello che viveva con i pastori andò con loro
a visitare la grotta di Betlemme. Durante il cammino, intrecciò una
corona di foglie da donare al Bambinello, ma quando la pose ai suoi
piedi si vergognò di quel povero dono e scoppiò in pianto. Gesù
allora, toccando la corona, fece diventare le foglie di un verde
intenso e brillante e tramutò le lacrime dell’orfanello in rosse
bacche.
Nell’Europa centrale e settentrionale
se ne appendevano alcuni rami nelle stalle per allontanare i
malefici e favorire la fecondità degli animali. In Belgio, nel
costruire un carro, si usava inserire nelle ruote un raggio in legno
d’agrifoglio.
In Inghilterra se ne mettono dei
ramoscelli sul letto delle ragazze la vigilia di Natale per
allontanare gli spiriti maligni, mentre in Germania si porta in casa
un ramoscello d’agrifoglio delle decorazioni delle chiese come
amuleto contro i lampi e i tuoni
Si crede anche i rametti di
agrifoglio posti sulla testata del letto rendano tranquillo il sonno
e proteggano dalla tosse.
Persino nelle lontane Americhe del
tempo di Cristoforo Colombo gli indigeni si fregiavano di rametti di
agrifoglio in battaglia come distintivi di coraggio e ne piantavano
alberelli davanti casa per allontanare gli spiriti maligni. Usavano
anche bere decotti delle sue foglie per acquistare forza.
Ma l’agrifoglio ha anche un’altra
caratteristica, che contribuì a rendere famosa Allumiere, nel Lazio.
La città deve il nome e la fortuna ai giacimenti di alunite,
minerale da cui si estrae l’allume, ancor oggi assai utile, ma un
tempo veramente prezioso per l’industria tessile - come fissatore
dei colori e per la lavorazione della lana - per conciare le pelli e
in medicina, come emostatico.
L’importante risorsa fu scoperta
intorno al 1460 da Giovanni Di Castro, infaticabile viaggiatore e
commissario dello Stato Pontificio. Passeggiando nella zona, si era
accorto che vi cresceva una fitta vegetazione di agrifogli.
Incuriosito, si spinse sui monti circostanti, in luoghi impervi e
disabitati, trovandovi intere macchie di queste piante. Giovanni si
ricordò di un’osservazione fatta durante un suo soggiorno in
Turchia: l’agrifoglio cresce più abbondante e rigoglioso dove, nel
sottosuolo, si trova l’alunite. Alcuni saggi di scavo ne rivelarono
la presenza, confermando la sua geniale intuizione. Nel 1462 Di
Castro ottenne la concessione per estrarre l’alunite, con grande
beneficio per l’industria tessile italiana, non più costretta a
pagare cifre esorbitanti per importarla dalla Turchia. Purtroppo, le
trincee scavate a cielo aperto per circa tre secoli, alla ricerca
del minerale, hanno alterato un ambiente naturale per altri versi
veramente suggestivo.
Dell’argomento si parlerà a Nuova
Spazio Radio (88.100 MHz), nel corso dell’Intervista possibile di "Questa
è Roma", il programma ideato e condotto da Maria Pia Partisani,
in studio con Livia Ventimiglia il sabato dalle 10 alle 11.