In un volume di Dario Del Bufalo la storia del sodalizio romano

L’Università dei Marmorari compie seicento anni

di Antonio Venditti

 

I preziosi marmi bianchi e colorati che ornavano i monumenti della Roma imperiale, provenendo da ogni parte del mondo allora conosciuto, continuarono ad essere riutilizzati per secoli. Veri maestri in quest’arte del "riciclaggio" furono i Marmorari Romani, che a partire dalla metà dell’XI secolo si specializzarono nell’opus sectile, con cui diedero nuovo splendore alle basiliche, decorando chiostri, cibori, cattedre episcopali e pavimenti. Non erano solo marmisti, ma anche abbozzatori, lapicidi, scultori, scalpellini, mosaicisti, per i quali fino all’inizio del Novecento gli antichi scavi hanno costituito una sorta di cava a cielo aperto.

Nel 1406 nasceva l’Università, o meglio, il Sodalizio dei Marmorari Romani, per esigenze di mutuo soccorso corporativo. Infatti, all’inizio del XIV secolo la sede papale si era spostata ad Avignone, interrompendo di fatto la grande committenza della chiesa di Roma alla categoria artigiana dei marmisti. Questa data, però, segna solo la creazione legale della corporazione, la più antica d’Italia: la tradizione marmoraria romana nasce con l’Impero e, senza interruzioni, vive ancora oggi nella nostra città e nei suoi componenti, i lavoratori della materia lapidea. Una vicenda affascinante raccontata da Dario Del Bufalo nel volume "Università dei Marmorari di Roma" edito da "L’Erma" di Bretschneider: non solo una storia della corporazione, ma anche una guida generale sull’argomento e un valido strumento per chi volesse approfondire la propria conoscenza sul mondo dei marmi colorati romani riusati nel Medioevo dalle famiglie dei principali artisti, dei Cosmati specializzati nei pavimenti, dei Vassalletto negli arredi liturgici e di Arnolfo di Cambio maestro insuperabile nelle meravigliose architetture dei suoi cibori. Dalle loro sapienti mani uscirono capolavori di grazia e armonia, come quelli che si possono ammirare nella chiesa superiore di San Clemente, che conserva quasi integro il complesso arredo liturgico. L’asse longitudinale della navata mediana è scandito da ruote di porfido unite tra loro da fasce con andamento circolare, alle quali si incrocia una seconda corsia con elementi circolari.

Il volumetto si presenta anche come un vademecum per il turista impegnato nel grand tour della Roma lapidea delle grandi chiese, descritto anche con un minimo supporto di topografia cittadina. Non manca nemmeno un paragrafo dedicato ai protettori dei marmorari romani, che fin dall’alto Medioevo erano i Santi Quattro Coronati, venerati nella basilica omonima del Celio. Secondo la tradizione più accreditata, sarebbero stati martiri uccisi in Egitto, dove lavoravano come cavatori di marmo. "Per celebrare i loro protettori – scrive Del Bufalo – nel 1596 gli associati fondarono la Confraternita dei Ss. Quattro Coronati con l’approvazione di Clemente VIII. Primo governatore ne fu lo scultore Giacomo della Porta". "Per essere ammessi alla Confraternita - continua lo studioso – oltre ad essere artigiani del marmo bisognava aver compiuto venti anni ed essere di condotta morale ineccepibile. L’ammissione dei novizi era decretata dai maestri e l’ammissione, detta ingresso, prevedeva un particolare cerimoniale. Una volta ammesso, il novizio era sottoposto alla vestizione con l’abito cosiddetto ‘sacco’, un semplice camice con cappuccio di colore rosso con lo stemma dei Ss. Quattro Coronati". Nel 1597 i marmorari si spostarono nella chiesa di San Leonardo, dove rimasero fino al 1621, anno in cui papa Gregorio XVI donò loro la chiesa di S. Andrea in Vincis, demolita nel 1929.

Lo studio più illustre ed esauriente sulla storia, l’uso e i manufatti di porfido – il più prezioso dei marmi colorati - è certamente l’Antike Porphyrwerke di Richard Delbrueck: un libro introvabile e ricercatissimo da studiosi, archeologi, collezionisti e antiquari di mezzo mondo, stampato nel 1932 in pochi esemplari. Non c’era dunque modo più degno per celebrare il secentenario dell’Università dei Marmorari che presentare, in ristampa anastatica, quest’opera dopo tanti anni ancora validissima, nella quale, a un elenco delle fonti principali concernenti il porfido, fanno seguito un’introduzione storica generale ed un catalogo completo degli antichi oggetti in porfido conosciuti dall’autore.

L’Università dei Marmorari di Roma ha inoltre promosso e dato il via alla traduzione del testo di Antike Porphyrwerke in italiano, con l’aggiunta di un’appendice che riguarderà le nuove conoscenze sull’argomento - in campo geografico e geologico – oltre alle nuove scoperte archeologiche e a tutti quegli oggetti d’arte che il Delbrueck non ha avuto tempo o modo di conoscere e pubblicare.

Il Comitato Nazionale, nel biennio 2006/2008, si propone di proseguire le attività della più antica Corporazione artigiana d’Italia ancora vitale e operante. Le tematiche saranno affrontate attraverso una serie di iniziative ed attività studiata per promuovere e valorizzare la produzione marmoraria.

Dopo la pubblicazione della storia dell’Università dei Marmorari, è previsto un volume riguardante l’Archivio storico dell’Università stessa, conservato presso l’Accademia Nazionale di San Luca, grazie al quale sarà riorganizzata e raccolta tutta la documentazione  del patrimonio cartaceo della Corporazione.

Ancora tra gli interessi del Comitato sono le tecniche e competenze in materia di restauro e lavorazione dei materiali lapidei antichi, studiate attraverso convegni e pubblicazioni scientifiche. Primo esempio del genere in Italia, è giunta poi la progettazione di un Museo del Marmo, come sezione specifica permanente all’interno del Museo dei Fori Imperiali nei Mercati di Traiano. Sarà realizzata inoltre una mostra sui Marmi Antichi e sull’attività dei Marmorari Romani. Attuale sede dell’Università dei Marmorari Romani è il Castello della Cecchignola, tornato all’antico splendore dopo tre anni di restauri, dove è stata istituita una Biblioteca che raccoglie volumi riguardanti l’Università stessa, ma anche l’arte e l’artigianato lapideo in generale.

Dell’argomento si parlerà a "Questa è Roma!", la trasmissione ideata e condotta da Maria Pia Partisani, in onda ogni domenica mattina, dalle 9.30 alle 10.30, su Nuova Spazio Radio (88.150 MHz).

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