I vasi da notte nell’antica Roma I più maleducati ne gettavano il contenuto sulle teste dei passanti
Gli antichi romani chiamavano "metella", "scaphium" e "lasanum" uno degli oggetti più utili della loro vita quotidiana: il vaso da notte. Non tutte le case, infatti, erano fornite di servizi igienici, soprattutto quelle che si prendevano in affitto nei caseggiati. La legge e la buone maniere prevedevano che il contenuto dei vasi si gettasse in un contenitore urinatorio, di solito collocato nei sottoscala degli edifici. C’era anche chi andava a vuotare il vaso da notte in una fossa o in una latrina. E’ importante ricordare che l’urina veniva riadoperata nelle fulloniche, le tintorie dell’epoca e persino (orribile a pensarsi) nell’igiene quotidiana per la pulizia dei denti. I nostri progenitori confidavano nel suo potere sbiancante. I gestori delle fulloniche raccoglievano oltre all’urina dei caseggiati, quella contenuta nei "dolia" disseminati per le vie della città, in cui gli uomini potevano velocemente sbrigare il loro bisogno. L’Imperatore Vespasiano, dalla mentalità manageriale, impose loro una tassa su questo proficuo riciclo che, in precedenza, era per i tintori a costo zero. A chi rimproverò Vespasiano di aver ottenuto proventi dall’urina, l’Imperatore rispose senza mezzi termini: "pecunia non olet", ossia "il denaro non puzza!". Era proibito – ed è chiaro il motivo - gettare dalla finestra l’urina del proprio "scaphium". Tuttavia al calar della sera capitava, e non di rado a quanto tramandano le fonti, che qualche maleducato approfittasse del buio per contravvenire alla legge. A ricordarlo è anche il poeta Giovenale: "non si può uscire di casa senza aver fatto testamento, perché ti minacciano tutte le finestre che si aprono. Prega e nutri nel tuo cuore il modesto desiderio che si accontentino del loro vaso da notte". Per strada era vietato urinare addosso ai muri delle case e delle botteghe. Ma non sempre ci si atteneva alle regole. A dimostrarlo è un graffito pompeiano, da cui emerge tutta la disperazione di un povero cittadino esasperato dai maleducati e dalla puzza: "sudicione – ammonisce – va più là, verso il muro! Se ti acchiappano, ti fanno di sicuro la multa. Stai attento!" Nelle camere d’albergo c’era lo "scaphium" e quando questo mancava poteva accadere quel che sagacemente descrive un graffito rinvenuto a Pompei: "lo ammetto oste abbiamo pisciato nel letto, non è cosa elegante. Vuoi sapere perché? Non c’era il vaso da notte" Il vaso da notte poteva essere d’argilla, ma c’era anche chi lo possedeva d’oro e d’argento. I ricchi potevano permettersi di schioccare le dita ed avere immediatamente al loro capezzale un povero schiavo con lo "scaphium". Trimalcione, il celeberrimo protagonista del "Satyricon" di Petronio, lo pretendeva anche mentre giocava a palla. Il potere è potere e tutto può dinanzi al "bisogno". L’argomento verrà approfondito nel corso dell’Intervista possibile di "Questa è Roma!", la trasmissione ideata e condotta da Maria Pia Partisani, in onda ogni sabato mattina, dalle ore 11.00 alle 12.00, su Nuova Spazio Radio (88.150 MHz). |
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