Rifiorirono a partire dal XVI secolo su imitazione dei Romani Le Ville dei Colli Albani. Custodi di storia e d’arte
Frascati, facciata posteriore di Villa Aldobrandini
Frascati, facciata principale di Villa Aldobrandini
Dal XVI al XIX sec. sui Colli Albani vi fu un fiorire di Ville tale da costituire un patrimonio artistico ricchissimo di forme e tipi: fenomeno ricollegabile ai tempi più antichi, quando i Romani più facoltosi preferirono quei luoghi per la amenità del clima e la vicinanza con l’Urbe. Nei Castelli Romani, la Villa costituisce un discorso continuo che va oltre l’ambito regionale. Le inevitabili difficoltà presentate dal terreno furono superate mediante grandi lavori di sbancamento e di livellamento, oppure con notevoli colmate di dirupi. I giardini vennero elaborati nella ricerca di un rapporto armonico con l’edificio. Oltre le piante, ebbero notevole importanza le sculture, in gran parte trasferite dall’abitazione nei parchi. Con lavori idraulici, spesso complicati, l’acqua diventa parte integrante e strutturale della Villa, sia che si riveli attraverso semplici fontane oppure nei ninfei, o nelle cascate o perfino negli inganni e giochi d’acqua. Le Ville dei Castelli Romani seguirono negli interni i dettami del Rinascimento, concettualmente riferibili all’architettura romana. Umanisti e letterati, talvolta, suggerirono i temi simbolici ed allegorici delle pitture. Agli inizi del Seicento si passò alla decorazione di grandi superfici caratterizzate nel Settecento da paesaggi e nell’Ottocento da argomenti legati alla vita dei campi. Le Ville determinarono anche nel contesto territoriale un’incidenza urbanistica e economica. Un itinerario ideale per la conoscenza delle Ville dei Castelli Romani può iniziare da Frascati, dove l’arte dei giardini raggiunse il suo trionfo nel Seicento. Costruite più per l’ambizione di un personaggio che per una vera esigenza di villeggiatura, le Ville tuscolane furono volute in gran parte con una grandiosità e dispiego di mezzi spesso insostenibile dal committente. Famose attraverso i tempi, artisti e letterari ne subirono il fascino. Dalle più sontuose come Villa Falconieri (già Ruffina), prediletta dai poeti tedeschi, alla scenografica Villa Aldobrandini, ricca di suggestivi giochi di acqua, all’imponente Villa Mondragone, imitata poi da Scipione Borghese, alle Ville Taverna e Angelina (Villa Vecchia). Ed ancora, Villa Ludovisi (poi Torlonia, oggi parco comunale di Frascati) con l’architettonico Teatro delle Fontane del Maderno, Villa Lancellotti. Più piccole sono la Ruffinella, la più alta delle Ville tuscolane; le Ville Sora, Borsari, Campitelli, Iacobini, Mastrofini, Saulini, i due Casini Pescatore e verso Grottaferrata le Ville Muti, Grazioli e Cavalletti. Numerose Ville dei Castelli Romani sorgono su aree dove ancora sono visibili i resti di quelle romane. Villa Campovecchio a Grottaferrata fu costruita là dove era la residenza estiva dei Giuni Sillani. Le Ville continuano ancora verso Marino dove furono costruite sia in collina che in pianura. Isolata tra i vigneti appare Villa Castruccio, mentre in aperta campagna sono le Ville Mattei e Sara. Lungo la strada verso Roma si trovano le Ville Trentani e della "Sirena" a Frattocchie. In prossimità dell’abitato furono invece realizzate Villa Desideri e il Casino Colonna (oggi Mastroianni). Nel territorio di Rocca di Papa si vede quale importanza il paesaggio abbia avuto in rapporto alla villa. A Palazzolo, a 555 m. di altezza, è la "Villa del Cardinale", con una facciata rivolta verso lo stupendo scenario del lago di Albano. Le ottocentesche Vigne Grassi e Troili traggono dall’aperta campagna la migliore ambientazione. Un diverso inserimento rivela Villa Barberini a Castel Gandolfo, il cui parco ricalcando fedelmente quello di Domiziano, costituisce un raro esempio di impianto di giardino romano in una villa suburbana. Artisti famosi operarono a Castel Gandolfo, come il Bernini nel Palazzo Pontificio e Francesco Fontana che costruì per sé la villa, passata poi al cardinale Cybo. Questi tre complessi, in seguito uniti tra loro, costituiscono la residenza estiva del Pontefice. Strutturalmente diverse sono Villa Torlonia - con il casino in stile neoclassico -la settecentesca Villa Albani e quella detta dei "Gesuiti", che nel 1787 ospitò Goethe, e Villa S. Caterina. Nella tipologia delle ville dei Castelli Romani è presente la Villa-Convento, la cui origine si può far risalire al periodo rinascimentale. Ad Albano troviamo quella dei Cappuccini, il cui giardino includeva al centro un piccolo spazio con fontane e sedili. Sempre ad Albano è un tipo di costruzione, nella tenuta denominata Casaletto, le cui forme architettoniche segnano l’evoluzione di tale edificio a villa. Qui le Ville si affiancarono soprattutto ai palazzi, mentre i giardini si estesero a valle o a monte. Si affacciano sulla strada: le Ville Corsini, il cui palazzo presenta linee proprie del Fuga, Doria presso Porta Romana, Venosa-Boncompagni e l’ottocentesca Villa Ferrajoli dalle forme neo-classiche. Villa Altieri mostra un fianco del suo edificio sulla via Appia, all’ingresso dell’abitato di Albano. Inserito totalmente nel tessuto urbano è il Palazzo-Villa dei Chigi ad Ariccia, la cui facciata domina la piazza antistante con severa imponenza. Il cardinale Flavio Chigi vi raccolse una collezione formata dai ritratti delle trentasei donne più belle di Roma. Il parco, famoso per la sua estensione, subì un grosso taglio per la costruzione del ponte. Sempre ad Ariccia, su di un’altura a sinistra della Via Appia, è il casino Piroli-Chigi, del XVIII sec., più volte rimaneggiato. In diverso rapporto con l’abitato è il Palazzo-Villa degli Sforza-Cesarini a Genzano. Sorto nel 1654 su un antico palazzo baronale dei Colonna, prospetta in cima ad una delle famose "olmate", mentre alla sua sinistra il parco scendeva verso le sponde del lago di Nemi. A breve distanza dal lago, sul Monte Alto, è Villa Rospigliosi con il casino cinquecentesco e un suggestivo giardino moderno che termina con il bosco. Sui colli intorno a Velletri le Ville si estesero liberamente con graziose sistemazioni, come nella Villa Antonelli della seconda metà del XVIII sec. In altre si nota, all’origine, una prevalente funzione agricola, come nelle Ville Malatesta, Mazzi e Menta. In questo rapido sguardo sulle Ville dei Castelli Romani, sono da ricordare anche quelle di Monte Porzio Catone: Vigna Savina con un giardino tipicamente agreste, Villa Gammarelli del XVIII sec., a sud dell’antico abitato, Villa Lucidi, che sorge su rovine antiche. Su una collinetta ricca di resti archeologici si trova Villa Pallavicini a Colonna, il cui edificio, un casale del Cinquecento, presenta una bella scala a doppia rampa, nonché Villa Zandotti, già abitata da Federico Cesi, che sorge sopra una cisterna romana. |
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