All’inizio del Cinquecento il re del Portogallo
ricevette in dono dal Pakistan un elefante bianco e un rinoceronte. La notizia
fece rapidamente il giro d’Europa, suscitando la curiosità generale. Albrecht
Dürer si fece fare un’accuratissima descrizione del rinoceronte e, senza averlo
mai visto, lo raffigurò in una xilografia destinata a divenire famosa.
In seguito, entrambi gli animali vennero regalati
al papa Leone X e inviati via mare alla volta di Roma. La nave con il
rinoceronte naufragò, portando il suo prezioso carico sul fondo del mare, mentre
l’elefante giunse a Roma sano e salvo e fu accolto con i più grandi onori, il 12
marzo 1514. Venne chiamato Annone, come uno dei generali di Annibale. Fu portato
come in processione per le strade di Roma, tra due ali di folla entusiasta,
insieme con due leopardi, una pantera, pappagalli, rari tacchini, cavalli
indiani riccamente bardati. Il pachiderma aveva sulla groppa un palanchino a
forma di argenteo castello, contenente un cofano con i doni reali, tra cui
paramenti pontificali ricamati in perle e pietre preziose e monete d'oro coniate
per l'occasione. Il Papa attendeva l’arrivo del corteo a Castel Sant'Angelo.
Giunto al suo cospetto, Annone si inginocchiò per tre volte in segno di omaggio,
poi, obbedendo a un cenno del suo custode indiano, aspirò l’acqua con la
proboscide da un secchio e spruzzò non solo i Cardinali, ma anche la folla dei
curiosi.
Leone X gli si affezionò incredibilmente e lo
utilizzò in varie processioni trionfali, dove tutti poterono ammirare non solo
la mole eccezionale, ma anche la disciplina dell’animale. Il popolo non si
stancava di andarlo a vedere nella grande stalla del Belvedere che il Pontefice
aveva fatto costruire apposta per lui e dove era affidato alle cure di un
ciambellano pontificio, Gian Battista Branconi Dell'Aquila. Forse, però, il
clima di Roma era troppo umido per il povero Annone, che si ammalò di una
gravissima forma di angina e morì agli inizi di giugno del 1516, nonostante le
cure premurose cui fu sottoposto. Il Pontefice ne fu sinceramente addolorato:
volle che fosse seppellito in Vaticano e ordinò a Raffaello Sanzio un dipinto
che ne conservasse la memoria, andato però perduto. Fortunatamente Francisco di
Ollanda, tra il 1539 e il 1540, lo riprodusse sul suo taccuino, trascrivendovi
anche la toccante epigrafe.
Restano, comunque, diverse raffigurazioni di
Annone. Giovanni da Udine lo ricordò in una fontana sistemata in una nicchia
presso la terrazza di Palazzo Madama, con la testa marmorea che getta acqua
dalla proboscide in un antico sarcofago romano, oltre che in uno stucco delle
Logge Vaticane. Nelle Stanze di Raffaello, sul battente destro di una porta
della Sala della Segnatura, fu riprodotto in un fine intaglio, forse su disegno
di Raffaello, da fra’ Giovanni da Verona. Si può riconoscere Annone anche nel
fregio del portico di Palazzo Baldassini, in via delle Coppelle 35.