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Fu restaurata e ingrandita nel 1920 da Carlo Maria Busiri Vici

Da una vigna ai Parioli
è sorta villa Taverna

In un volume dell’Electa a cura di Michela Pasquali le rare immagini
del giardino all’italiana con maestosi lecci e olmi secolari

L’attuale via Antonio Bertoloni al quartiere Pinciano ricalca l’antichissimo "vicolo dei Parioli", per il quale fino all’Ottocento si accedeva in alcune vigne della zona. In questa strada si trova villa Taverna, in origine una semplice vigna con casino dalle linee architettoniche rinascimentali, che fu donata nel 1576 da Gregorio XIII (1572-85) al Collegio Germanico.

Nella vigna fu individuata nel XIX secolo la grande basilica sotterranea di Bassilla, eretta nel IV secolo, nell’area della catacomba di S. Ermete.

Il complesso passò in seguito alla Compagnia di Gesù per poi ritornare di nuovo alla Camera Apostolica: nel 1824 la vigna con la palazzina di modeste dimensioni, conosciuta come la "Pariola ", fu assegnata da Leone XIII al Collegio Romano. Nel 1920 la Villa fu acquistata dal conte Ludovico Taverna che diede incarico all’architetto Carlo Maria Busiri Vici di effettuare lavori di restauro e ampliamento nell’edificio, che risultò secondo forme tipiche dell’epoca.

Nel 1933 la Villa fu data in affitto agli Stati Uniti, ma durante la seconda guerra mondiale venne requisita per essere utilizzata come ospedale del Sovrano Militare Ordine di Malta. Nell’immediato dopoguerra tornò di nuovo agli Stati Uniti che la acquistarono per destinarla a residenza del loro ambasciatore.

L’edificio, immutato dopo il restauro di Busiri Vici, si presenta come un insieme di corpi dalle forme neo cinquecentesche, abilmente collegati fra loro, che trovano un punto di convergenza comune in un nucleo centrale: la torretta con una loggia all’ultimo piano, decorata da nicchie con busti classicheggianti.

Anche il parco si offre perfettamente conservato nel suo impianto di giardino all’italiana. E’ composto da diverse zone, incluse in un perimetro con maestosi lecci e olmi secolari, raccordate da sentieri delimitati da siepi di bosso e alloro di colore verde scuro, sapientemente potati, sottolineati anche agli incroci da sculture. Lungo tutto il giardino sono disseminate infatti statue antiche in marmo, in pietra, tre belle vasche d’acqua, anfore e vasi.

L’ingresso della Villa offre la vista del primo giardino, sottolineato da quinte verdi di alloro. All’incrocio di due percorsi perpendicolari, è collocata un’antica vasca d’acqua in pietra. Il viale principale conduce a un ampio piazzale delimitato da un filare di lecci. Di qui, attraverso una scalinata, si scende nell’ultima parte del giardino dove una grande fontana di forma classicheggiante, sormontata da una piccola vasca di finte rocce, si trova al centro di una zona con siepi di bosso, arbusti di rose e fioriture annuali, concepiti nel loro insieme per ricalcare la forma della fontana.

In un angolo del parco, a una quota inferiore a quella della Villa, è stata collocata la zona della piscina, chiusa da una fitta cortina di siepi e alberi.

Un ampio prato si svolge dalla facciata posteriore della Villa. Chiuso su un lato dal basso edificio porticato, ha come punto di riferimento un’edicola che emerge sullo sfondo caratterizzato da grandi lecci, pini e cipressi che delimitano a nord il suggestivo complesso residenziale.

A Villa Taverna Michela Pasquali ha dedicato un capitolo del recente volume da lei curato, "I giardini della diplomazia. Ambasciate e accademie straniere a Roma" (Mondadori Electa, 182 pagg. con numerose illustrazioni a colori, 75 euro). I testi sono della stessa Pasquali, di Alessandra Vinciguerra e di Alberta Campitelli, cui si deve anche la nota introduttiva, con un excursus sulla storia dei giardini romani. "Gli istituti di cultura stranieri – scrive la studiosa – le ambasciate, le residenze degli ambasciatori hanno in tutti i tempi privilegiato per le proprie sedi le ville romane, proprio per la storia particolare legata a questa tipologia di residenza, con valenze di luoghi di cultura e di elezione, ma anche di conviti che univano otia e negotia, in cui il giardino, ancor più degli edifici, è cornice ideale per incontri e nello stesso tempo esibizione di potere e magnificenza".

di Antonio Venditti

 

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