L’attuale via Antonio Bertoloni
al quartiere Pinciano ricalca l’antichissimo "vicolo dei Parioli", per il
quale fino all’Ottocento si accedeva in alcune vigne della zona. In questa
strada si trova villa Taverna, in origine una semplice vigna con casino dalle
linee architettoniche rinascimentali, che fu donata nel 1576 da Gregorio XIII
(1572-85) al Collegio Germanico.
Nella vigna fu individuata nel
XIX secolo la grande basilica sotterranea di Bassilla, eretta nel IV secolo,
nell’area della catacomba di S. Ermete.
Il complesso passò in seguito
alla Compagnia di Gesù per poi ritornare di nuovo alla Camera Apostolica: nel
1824 la vigna con la palazzina di modeste dimensioni, conosciuta come la "Pariola
", fu assegnata da Leone XIII al Collegio Romano. Nel 1920 la Villa fu
acquistata dal conte Ludovico Taverna che diede incarico all’architetto Carlo
Maria Busiri Vici di effettuare lavori di restauro e ampliamento nell’edificio,
che risultò secondo forme tipiche dell’epoca.
Nel 1933 la Villa fu data in
affitto agli Stati Uniti, ma durante la seconda guerra mondiale venne requisita
per essere utilizzata come ospedale del Sovrano Militare Ordine di Malta.
Nell’immediato dopoguerra tornò di nuovo agli Stati Uniti che la acquistarono
per destinarla a residenza del loro ambasciatore.
L’edificio, immutato dopo il
restauro di Busiri Vici, si presenta come un insieme di corpi dalle forme neo
cinquecentesche, abilmente collegati fra loro, che trovano un punto di
convergenza comune in un nucleo centrale: la torretta con una loggia all’ultimo
piano, decorata da nicchie con busti classicheggianti.
Anche il parco si offre
perfettamente conservato nel suo impianto di giardino all’italiana. E’ composto
da diverse zone, incluse in un perimetro con maestosi lecci e olmi secolari,
raccordate da sentieri delimitati da siepi di bosso e alloro di colore verde
scuro, sapientemente potati, sottolineati anche agli incroci da sculture. Lungo
tutto il giardino sono disseminate infatti statue antiche in marmo, in pietra,
tre belle vasche d’acqua, anfore e vasi.
L’ingresso della Villa offre la
vista del primo giardino, sottolineato da quinte verdi di alloro. All’incrocio
di due percorsi perpendicolari, è collocata un’antica vasca d’acqua in pietra.
Il viale principale conduce a un ampio piazzale delimitato da un filare di
lecci. Di qui, attraverso una scalinata, si scende nell’ultima parte del
giardino dove una grande fontana di forma classicheggiante, sormontata da una
piccola vasca di finte rocce, si trova al centro di una zona con siepi di bosso,
arbusti di rose e fioriture annuali, concepiti nel loro insieme per ricalcare la
forma della fontana.
In un angolo del parco, a una
quota inferiore a quella della Villa, è stata collocata la zona della piscina,
chiusa da una fitta cortina di siepi e alberi.
Un ampio prato si svolge dalla
facciata posteriore della Villa. Chiuso su un lato dal basso edificio porticato,
ha come punto di riferimento un’edicola che emerge sullo sfondo caratterizzato
da grandi lecci, pini e cipressi che delimitano a nord il suggestivo complesso
residenziale.
A Villa Taverna Michela
Pasquali ha dedicato un capitolo del recente volume da lei curato, "I
giardini della diplomazia. Ambasciate e accademie straniere a Roma" (Mondadori
Electa, 182 pagg. con numerose illustrazioni a colori, 75 euro). I testi sono
della stessa Pasquali, di Alessandra Vinciguerra e di Alberta Campitelli, cui si
deve anche la nota introduttiva, con un excursus sulla storia dei giardini
romani. "Gli istituti di cultura stranieri – scrive la studiosa –
le ambasciate, le residenze degli ambasciatori
hanno in tutti i tempi privilegiato per le proprie sedi le ville romane, proprio
per la storia particolare legata a questa tipologia di residenza, con valenze di
luoghi di cultura e di elezione, ma anche di conviti che univano otia e negotia,
in cui il giardino, ancor più degli edifici, è cornice ideale per incontri e
nello stesso tempo esibizione di potere e magnificenza".