Finalmente è possibile ammirare la famosa maschera d’avorio e i dieci frammenti
di almeno due statue crisoelefantine di eccezionale importanza, recuperati dai
Carabinieri del Reparto Operativo Tutela Patrimonio Culturale. Trovati nel 1994
da un gruppo di “tombaroli” nel corso di uno scavo abusivo, probabilmente in una
villa romana presso Anguillara Sabazia, i reperti erano finiti sul mercato
clandestino. La tenacia e le pazienti indagini dei Carabinieri consentirono di
rintracciare i preziosi avori presso due mercanti d’arte londinesi.
Dopo essere stati sottoposti ad una serie di trattamenti conservativi, la
maschera e gli altri frammenti sono ora al centro della mostra "Il volto
d'avorio", organizzata dal Palazzo delle Esposizioni e da Musica per Roma in
collaborazione con l'Istituto Centrale per il Restauro, presso l’Auditorium
Parco della Musica, in viale Pietro De Coubertin (fino al 29 febbraio, dal
lunedì al giovedì 10.00-18.00 e dal venerdì alla domenica 10.00-21.00).
I pezzi esposti sono straordinari non solo per finezza d’esecuzione, ma
soprattutto per la loro rarità. Le statue crisoelefantine, con le parti scoperte
in avorio e le vesti ricoperte d’oro, erano preziosissime.
L’attenzione degli studiosi è ora concentrata sull’interpretazione da dare
all’enigmatica maschera eburnea, ricavata da una zanna d’elefante lunga oltre
due metri e mezzo. “Su questa testa discuteranno per almeno 30 anni tutti i
maggiori studiosi di antichità”, ha detto Antonio Giuliano, professore di
Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana all'università di Tor Vergata.
“Secondo una mia convinzione personale – ha aggiunto Giuliano – questa testa,
per il suo classicismo un po’ freddo e manierato, potrebbe essere stata
realizzata nella prima metà del IV secolo a.C., forse da Euphranor, scultore
attivo sia nel marmo che nel bronzo che nell’oro e nell’avorio. Con questo non
voglio escludere la tesi di Paolo Moreno, professore di Archeologia e Storia
dell’Arte greca e romana all’Università di Roma Tre, che propende per un revival
classicistico di epoca romana”.
Moreno ha confrontato il volto d’avorio con la testa femminile colossale di
Palazzo Altemps, conosciuta come Hera Ludovisi, che deriva da un archetipo del
IV sec. a.C. “Con l’aiuto del computer – ha spiegato Moreno - è stato possibile
sovrapporre la maschera d’avorio al volto marmoreo, naturalmente portandoli alla
stessa scala: si ha una coincidenza esatta nella distanza della bocca e degli
occhi, nella forma del naso, nell’attacco dei capelli”. Di recente alcuni
studiosi hanno riconosciuto nella testa Ludovisi un ritratto di Antonia Minore,
figlia di Marco Antonio e di Ottavia, sorella di Augusto. Antonia Minore, morta
nel 37 d.C., era la madre dell’imperatore Claudio, che, raggiunto il potere, ne
onorò la memoria, promuovendo addirittura immagini colossali di culto con
l’effigie della madre. “E’, quindi, probabile – ha concluso Moreno - che anche
nella villa di Claudio, poco distante dal luogo del rinvenimento, ci fosse una
statua di Antonia, a cui sarebbe riferibile la maschera d’avorio”.
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